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Ted

Regia di Seth MacFarlane vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Ted

di Gangs 87
8 stelle

La commedia è da considerarsi il genere più prolifico oltre oceano. E’ ben nota la devozione che il pubblico e le major USA hanno per quei film che da noi sarebbero considerati di serie B e che invece, almeno dai colleghi americani, vengono apprezzati unanimemente. La capacità più invidiabile, dalla quale i nostrani registi dovrebbero imparare, è quella di utilizzare un argomento, che sia scomodo o apparentemente inutile o non interessante, rendendolo il fulcro di una pellicola ad alto tasso di divertimento.

 

Considerate ora l’incapacità, che spesso in realtà è vera e propria involontarietà, di un uomo di crescere (uno dei mali della nostra società, se così vogliamo dire) e pensate di utilizzarla per una sceneggiatura. Ciò che potrebbe venirne fuori, almeno ad un primo impatto, sarebbe forse una visione estremamente femminista, che rischierebbe non solo di mettere in cattivissima luce l’essere maschile ma finirebbe per aizzare numerose polemiche e considerazioni che non avrebbero l’effetto sperato, ciò quello di divertire.

 

Seth MacFarlane invece, al suo esordio alla regia, riesce a manovrare lo spigoloso argomento, non solo senza seminare nella mente umana la benché minima polemica ma è addirittura capace di creare intorno al personaggio di John, interpretato in modo brillante ma non troppo da Mark Wahlberg, una sorta di compassione che permette allo spettatore di comprendere le ragioni di questo infantilismo insanabile, garantendo così sia reazioni divertite e niente meno che, in certi sporadici momenti, commuovere.

 

Avendo una sceneggiatura solida e ben sviluppata, non hai bisogno di altri elementi validi. Qui si spiega anche (forse) la scelta di Wahlberg come protagonista che, pur avendo avuto una movimentata (è dire poco) adolescenza, ad oggi rappresenta quasi l’uomo perfetto (merito anche del matrimonio con prole annessa); sarebbe forse stato il caso di rimpiazzarlo con un volto quanto meno non così rassicurante. Ma il suo nome serviva a garantire almeno una certa dose di pubblico, rincarata dalla presenza di Mila Kunis che, a differenza del collega, riesce a dare un’idea piuttosto chiara della brava ragazza che tenta di riabilitare l’uomo/bambino, ma che alla fine si arrende al fascino infantile che l’aveva poi conquistata.

 

Insomma una commedia esclusivamente per adulti, considerando che gli argomenti trattati spaziano dal sesso alla droga, che tiene alto il ritmo per tutta la durata; con qualche vena drammatica che la rende sicuramente più appetibile, non fosse per quell’aura magica ma evidentemente forzata, di cui infatti non mi sono spiegata l’utilità, sarebbe da considerarsi una delle migliori commedie degli ultimi anni. Non fosse per il sequel…

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