Regia di Seth MacFarlane vedi scheda film
Che i teddy bear abbiano sempre rappresentato una carta sicura da giocarsi sul grande e piccolo schermo, è un dato di fatto tanto evidente quanto incomprensibile. Ne è ennesima riprova l’esordio alla regia di Seth MacFarlane, già autore di una serie d’animazione di culto quale I Griffin. Il Ted del titolo, infatti, è un orsacchiotto di pezza che prende vita su desiderio del suo proprietario John (un Mark Wahlberg ormai ripulito dalla fama di bad boy della periferia americana). Ma a differenza di tutti i suoi simili, Ted si ubriaca, fuma le canne, dice le parolacce e naturalmente è pure un sessuomane. Gioca, insomma, a fare il cinico e il politicamente scorretto, con l’obiettivo sottinteso di mettere alla berlina il maschio americano alfa, affetto com’è da un’inguaribile sindrome di Peter Pan. Ma qualcosa nella sceneggiatura va storto al punto che il film, specie nella seconda parte, sembra concedere a John la patente di immaturità ben oltre l’età che viene considerata maggiore. E così facendo sostanzialmente lo legittima. Va da sé quindi che, al di là di qualche battuta ben riuscita, il lavoro di MacFarlane – da spiazzante e irriverente quale voleva essere – risulti piuttosto ridicolo e francamente evitabile. Peccato. Perché l’idea di un teddy bear che sfati tutti gli stereotipi era azzeccata (sebbene l’abbia già utilizzata Man on Fire. Il fuoco della vendetta). Ma risulta inutile se non si ha il coraggio di andare fino in fondo.
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