Regia di Michele Massimo Tarantini vedi scheda film
E per forza che Napoli si ribella, se il terribile commissario giustizialista è interpretato da Luc Merenda, sempre attento a non sgualcirsi la camicia e soprattutto a non spettinarsi. E' un atteggiamento comprensibile, legittimo, quello della repulsione e dell'avversione verso questo tipo di sottoprodotto che sfoggia una buona serie di sterotipi del poliziottesco e pure fa leva sullo stratagemma classico della bambina indifesa, rapita e - ci mancherebbe altro - trionfalmente salvata dal Nostro Eroe nell'ultima, decisiva scena. Cannavale fa da spalla all'indecoroso protagonista, tentando di inserire una vena di commedia nella storia: ma è dura anche ridacchiare, con questi presupposti. In ruoli minori anche noti volti di caratteristi come Claudio Gora ed Ennio Antonelli. Fra i luoghi comuni non manca nemmeno quello del commisario nordista trasferito al sud, terra che ovviamente non riesce a capire, nè essa capisce lui. Il compromesso fra Napoli ed il commissario Mauri viene così trovato nella (solita) impresa giustizialista del poliziotto senza macchia e senza paura, che fa sì che il bene vinca ed il male perda: l'ennesimo bla bla bla a cura di Dardano Sacchetti (e Tarantini). A dire il vero per una volta qualcosa di caruccio sul regista si può dire: le scene d'azione non gli vengono poi male (non quanto tutto il resto, insomma), il che è considerabile un fattore certo positivo per un film nel quale metà della pellicola è occupata da inseguimenti, sparatorie e ribaltamenti di auto. La colonna sonora è di tale Franco Campanino: e si sente che non è il solito poliziottesco, purtroppo. 2,5/10.
Dietro ad un apparente furto qualsiasi si nasconde un giro di malavita organizzata, in mano ad un feroce boss del narcotraffico. Fra spaccio, sequestri ed omicidi dovrà indagare l'implacabile commissario Mauri...
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