Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Nel villaggio costiero di Chesapeake Bay, Maryland, l’Independence Day si trasforma in tragedia a causa di un parassita mutante che prima stermina i pesci della baia e poi si intrufola nei corpi umani divorandoli dall’interno. Una strage avvenuta nel 2009, ma tenuta nascosta dalle autorità per coprire le responsabilità dell’industria del pollame nell’inquinamento dell’acqua. Tutto falso, ovviamente. Quello che nella finzione è un’inchiesta che raccoglie i filmati girati quel giorno e poi sequestrati (video di cellulari, fotocamere, Skype, il girato di un operatore), nelle intenzioni è un horror in finto found footage abilmente retto da dosi massicce di musica d’accompagnamento, effetti sorpresa e scuse continue per giustificare la presenza di riprese amatoriali. Non stupisce che tra i produttori ci sia l’Oren Peli di Paranormal Activity, a fare di The Bay il prodotto di riporto di una tendenza tornata in voga. Lascia invece perplessi che a dirigerlo sia il Barry Levinson di Rain Man: a sentire lui, il film nasce come documentario sull’inquinamento della vera baia di Chesapeake, salvo poi diventare una riflessione sul disvelamento della verità nell’era digitale. O magari, la raffigurazione delle nostre più intime paure; o ancora, più facile, un thriller che ruba da Lo squalo, da Alien, da L’acchiappasogni, e sceglie il found footage come pretesto per ravvivare una materia e un messaggio ecologista un po’ frustri.
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