Regia di Lorene Scafaria vedi scheda film
Seeking a Friend for the End of the World è ambientato in un prossimo futuro imprecisato e parte da una premessa fantasiosa: un asteroide sta per schiantarsi sulla Terra, è talmente gigantesco che gli scienziati prevedono che l'impatto porterà all'estinzione di ogni forma di vita. Perciò siamo davanti agli ultimi giorni dell'umanità, quando quasi tutti si vedono costretti a fare i conti con il proprio passato e molti si abbandonano all'oblio in alcool, sesso e droga; altri invece o continuano imperterriti la loro vita o decidono di darle una svolta radicale, come se avessero ancora tutto il tempo del mondo.
Dodge (Steve Carell) è un assicuratore vicino ai 50 la cui moglie, appena saputo dell'asteroide sterminatore, se n'è andata con l'amante. La sua vita prosegue per inerzia, continua persino ad andare al lavoro fino al giorno in cui la sua vicina di casa Penny (Keira Kneightley), una svagata 28enne, gli dà una lettera che il postino le ha consegnato per errore: è di Olivia, la sua fidanzatina del liceo, che gli dice di non averlo mai dimenticato. Decidono perciò di partire insieme in auto da New York per il New England, di cui sono entrambi originari. Durante il viaggio, piuttosto accidentato, ne capitano un po' di tutti i colori. Come prevedibile finiscono per innamorarsi; Penny si limita a telefonare a casa rinunciando agli addii in famiglia (“I miei genitori sono dei gran romantici, capiranno”) mentre Dodge lascia perdere l'amore di gioventù e va a trovare suo padre, con cui aveva litigato 25 anni prima.
Un enorme asteroide in rotta verso la Terra, ma non siamo dalle parti né del muscolare ARMAGEDDON né del capolavoro di Lars von Trier MELANCHOLIA. Qui abbiamo semplicemente una tipica commedia leggera americana, una sceneggiatura di grande ritmo che mischia con una certa abilità un po' tutti i generi: una storia di strana coppia mescolata ad un road movie, con inserti comici (il poliziotto della stradale che vorrebbe far processare i nostri eroi per eccesso di velocità) e ironici (il collega bruttarello che finalmente si scopa una donna al giorno “tanto non hanno più paura delle malattie o di restare incinte”), a volte anche satirici (i riservisti dell'esercito nel loro bunker attrezzatissimo, che cercano di reclutare Penny in qualità di “femmina di prima qualità” da destinare alla riproduzione); scene demenziali (il pub pieno di gente dedita a sesso, droga e rock'n roll) sono alternate ad altre tenere (il cagnetto abbandonato che diventerà la loro mascotte) o commoventi (la colf di Dodge, che si ostina ad andare a pulirgli casa ogni settimana), con rimpianti di gioventù e strani incontri.
Forse proprio l'affastellarsi di temi e stili è quello che non mi ha convinto del tutto: sembra che la cantautrice e sceneggiatrice Lorene Scafaria, al suo comunque lodevole debutto nella regia, abbia proceduto nella scrittura a ruota libera, inserendo le scene mano a mano che le venivano in mente, ma senza dare una vera omogeneità al progetto. Il tema era chiaro, ma averlo voluto impostare sul genere leggero l'ha portata ad una sorta di ottovolante, finendo per alternare la commedia e il comico al lacrimoso: insomma il film che 20 anni fa sarebbe stato perfetto per la coppia Meg Ryan - Tom Hanks. Proprio non c'è traccia di realismo, nemmeno al notiziario tv niente preghiere collettive o suicidi di massa, solo famigliole con bambini a guardare tutti insieme il tramonto sulla spiaggia (sull'Atlantico???). Non mi aspettavo certo un film in stile Kathryn Bigelow, ma a parte il finale inevitabilmente tragico le due uniche, brevissime scene drammatiche (i saccheggi, un omicidio) sono ridotte ad un paio di inquadrature mostrate solo di sguincio, voltando subito lo sguardo, come se non si volessero turbare le animucce candide degli spettatori.
I protagonisti: un po' meno smorfiette di Keira Kneightley, che davvero inizia ad assomigliare in modo allarmante a Meg Ryan, e un po' più di espressività da parte del monocorde Steve Carell avrebbero senza dubbio giovato. Adam Brody è il gelosissimo e codardo fidanzato di Penny, abbandonato senza rimpianti nelle mani dei rivoltosi: da come recita hanno fatto benissimo. Magnifico il camionista William Petersen (il Grissom di C.S.I. dopo 10 anni finalmente tornato al cinema) e come sempre esemplare e misuratissimo Martin Sheen (il padre di Dodge). Ben scritto il personaggio dell'anchorman del tg, che appare lungo tutto il film e rimane fino all'ultimo al suo posto, e benissimo interpretato da Mark Moses: il suo nome non ci dice nulla, ma la sua faccia appare in oltre in centinaio di film e telefilm ed è anche autore di un apprezzato documentario sulla storia del baseball. Gradevole la colonna sonora, composta da canzoni anni '60 e '70 appartenenti alla collezione di pesantissimi vinili che Penny si trascina dietro fino alla fine.
In definitiva un film che si lascia vedere, “carino”, moderatamente divertente, ma nulla di più.
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