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Cercasi amore per la fine del mondo

Regia di Lorene Scafaria vedi scheda film

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La recensione su Cercasi amore per la fine del mondo

di OGM
8 stelle

Questa apocalisse l’abbiamo già vista. È proprio come ce l’eravamo sempre immaginata, ed avevamo continuato a raccontarcela, in tutti questi millenni che si chiamano storia dell’umanità. L’ora sta per scoccare, e ti rendi conto di non aver mai vissuto, di aver eternamente rinviato l’appuntamento con le cose difficili e fondamentali, quelle più dure da dire e da fare. I giorni passano e sembra non arrivare mai il momento di troncare un discorso ormai esaurito, iniziarne uno nuovo, riprendere quello giustamente interrotto sul più bello. Fino a che la radio non annuncia che mancano soltanto tre settimane all’impatto di un asteroide, che  in un secondo distruggerà la Terra. I più codardi scappano, recidendo ogni legame col passato, per evitare di formulare bilanci e doverne rendere conto a se stessi. Altri, forse più coraggiosi o soltanto più prudenti, si fermano, invece, a guardarsi intorno, nella speranza di recuperare in extremis un senso da applicare a quell’ultimo brandello di  un’esistenza a termine. Dodge Petersen assiste attonito ed impotente all’improvvisa fuga della moglie, che lo pianta in asso subito dopo aver appreso la catastrofica notizia. Pronta a sostituirla c’è la procace Karen, avida di piacere ed avara di pensiero, che vorrebbe trascinarlo nelle sfrenatezze di chi non ha più nulla da perdere. Ma Dodge non vuole smarrirsi, e insiste nel voler capire. La sua dimensione  è quella del dolore che chiede di essere meditato in solitudine, per poter far sentire la sua voce sommessa. Contrariamente alla maggioranza, Dodge cerca conforto in qualcosa di diverso dalla negazione, dalla pazzia, dal fanatismo. Non crede, in cuor suo, che anticipare la distruzione del mondo sia il miglior modo per affrontare la sua imminente fine. Anziché darsi all’attivismo frenetico del millenarismo, decide di stare fermo ad aspettare, pur non sapendo esattamente cosa. Ed è così che le occasioni gli vengono incontro. Regali che altri, in una furia autolesionista, hanno creduto di dover buttare via. Un cane abbandonato in parco con un pezzo di carta su cui è scritto Mi dispiace. Una ragazza di nome Penny, che ha rotto col fidanzato ed è venuta a piangere davanti alla sua finestra. Sono due ottimi spunti per provare ad andare avanti, anche se il cammino sarà molto breve.  Ma magari poi ci si accorge, invece, che forse è meglio utilizzare il poco tempo che rimane per tornare indietro, a ritrovare qualcuno che siamo certi di voler rivedere. Basta un po’ di silenzio perché il superfluo sfumi e dal fondo affiorino le certezze, piccole grandi verità che magari viaggiano a bordo di banali errori. Una lettera recapitata all’indirizzo sbagliato. Un ritardo che fa perdere un volo. Le coincidenze sono appigli nel caos, e bastano ad indicare una strada. Il dramma casalingo di due cuori spezzati si tramuta allora in un road movie affidato al caso, in cui il romanticismo di due anime in pena è la nobile e composta replica all’imperante dissennatezza.  Steve Carell trattiene le lacrime dietro una smorfia comica appena accennata. Keira Knightley forza la ricercatezza del suo British English nella goffa teatralità di una ragazzina in preda ad una trasognata crisi sentimentale. Lo spirito della commedia si scioglie in un succo amaro. E ciò che inizialmente sembrava il solito spettacolo stupido e scontato si trasforma nel dramma di una storia che scopre, con sgomento, di essere seria ed importante.  Il disperatamente necessario diventa infinitamente prezioso, se preso con garbo, e girato dalla parte giusta. In questo esordio alla regia della cantante e compositrice Lorene Scafaria,  la presenza metaforica di tanti vecchi dischi in vinile ci ricorda come anche la superficie della semplicità possa farsi musica, se trattata con delicatezza, e letta nella profondità delle sue pieghe impercettibili.

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