Regia di Ivan Engler, Ralph Etter vedi scheda film
Sul limitare del XXIII secolo l’umanità è ormai sull’orlo del collasso, costretta alla fuga da un pianeta, la Terra, che l’inquinamento ha ormai reso invivibile. Ammassati in stazioni orbitanti gli ultimi sopravvissuti vivono in condizioni catastrofiche, decimati da epidemie. L’unica speranza si chiama Rhea, pianeta simile alla terra e adatto ad ospitare la vita, ma solo pochi privilegiati riescono ad acquistare il biglietto. Come se non bastasse sono all’ordine del giorno attacchi terroristici portati avanti da un fantomatico gruppo eversivo.
Laura Portmann (Anna-Katharina Schwabroh) è un medico e sogna non solo di raggiungere Rhea, ma anche la sorella Arianna che da tempo si è là trasferita. Per riuscire a recuperare i soldi accetta un pericoloso imbarco su una scalcinata astronave mercantile, il cargo del titolo, dal nome assai poco rassicurante di Kassandra.
Poiché si tratta di un viaggio che dura diversi anni, i membri dell’equipaggio vengono immersi in un sonno criogenico, tutti tranne uno (a turno) che deve sorvegliare l’astronave. E proprio durante il suo turno Laura si trova a dover fare i conti con misteriose presenze che si aggirano per i corridoi silenziosi del cargo.
Film svizzero prodotto con pochi mezzi e un budget limitati, Cargo stupisce in positivo principalmente per la qualità dell’ambientazione. L’astronave (nella ricostruzione degli interni, la vista dall’esterno è meno curata e denota i limiti del budget) è immensa e paurosa e le sue atmosfere ci riportano alla miglior fantascienza dei decenni scorsi, Alien in primis, mentre lo sfondo cupo e oppressivo delle stazioni orbitanti non possono far tornare alla mente Blade Runner.
Cargo non è però, e qui si anticipa (sia pur solo parzialmente) il finale, un film su entità aliene minacciose, piuttosto per i temi trattati (l’umanità ormai alla disperazione per il dissennato sfruttamento delle risorse naturali) si viene portati a fare un collegamento con certa fantascienza catastrofica degli anni ’70.
La vera minaccia per l’umanità è l’uomo stesso e la creazione di paradisi artificiali è solo un modo per consentire a chi ha il potere di mantenere il controllo delle masse.
Pellicola dunque estremamente stuzzicante, ma anche (e comprensibilmente) con diversi limiti: la storia dopo un inizio piuttosto avvincente perde qualche colpo nel proseguimento della narrazione fino ad un finale che non brilla certo per originalità.
Gli attori appaiono abbastanza in parte ma la recitazione resta abbastanza compassata, anche se almeno un personaggio, quello interpretato da Martin Rapold, è tratteggiato in maniera interessante.
Cargo può essere considerato un esperimento molto valido e riporta comunque in auge un certo cinema fatto con pochi mezzi, ma certamente non può essere valutato come un prodotto del tutto riuscito.
Resta comunque una nota positiva nel panorama del cinema europeo di fantascienza , e alimenta la speranza di vedere produzioni interessanti nel futuro.
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