Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Per vendicare la moglie uccisa dagli scagnozzi di un potente boss, l'ex camorrista don Gennaro rientra in azione: dapprima a Palermo, poi a New York, fino a ottenere soddisfazione.
Nona pellicola in poco più di tre anni per il sodalizio fra Alfonso Brescia e Mario Merola; ne seguiranno altre tre da lì alla fine dell'anno seguente, con una media realizzativa impressionante, ma sempre meno della mancanza di varietà e di originalità all'interno di tutto il filone. Qui al copione, con il regista, collabora Gino Capone; la storia mantiene tutto ciò che promette il titolo: combattimenti fra malavitosi in tre città, fra sud Italia e Usa. Oltre al solito e prevedibile carico di emozioni forti, personaggi stereotipati e retrogusto moraleggiante, c'è una cosa sola da segnalare: la lieve svolta dai classici (per la tipologia di film) toni melodrammatici verso quelli altrettanto sanguigni, ma certo più vivaci del poliziottesco o del gangster movie. Sparatorie e sangue si avvicendano così in un intreccio a base di sentimenti ridotti al loro minimo comune denominatore (l'onestà, l'amore per la famiglia, la dignità), corredato da estemporanee esibizioni canore. Mario Merola ha carisma da vendere, ma in quanto a talento come attore è sempre un passo indietro rispetto ai suoi compagni di set; fra questi ultimi qui si possono segnalare Massimo Mollica, Howard Ross, Guido Leontini, Biagio Pelligra, Ugo Bologna, Nello Pazzafini, Giacomo Rizzo e, per le parti più leggere (rare in questo caso, va detto), Lucio Montanaro. 2,5/10.
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