Regia di Luca Miniero vedi scheda film
Al pubblico è piaciuto anche questo sequel di "Benvenuti al sud" (27 milioni di euro incassati contro i 29 del capitolo precedente), ma non si può negare che la sostanza di "Benvenuti al nord" sia davvero pochina, e che la pellicola di Luca Miniero rappresenti uno dei "capitoli secondi" più deboli girati negli ultimi anni. In un certo senso tutto ciò è paradossale perchè gli sceneggiatori, privi del vincolo di fedeltà all'originale francese del primo film, avrebbero potuto spremersi le meningi e cavarne qualcosa di originale, invece hanno ripiegato sulle soluzioni più trite e scontate, e l'aver privilegiato la dimensione di crisi coniugale dei due protagonisti non contribuisce certo a dargli un'atmosfera più allegra, ma il problema reale è l'inconsistenza di molte gag, soprattutto quelle sul pragmatismo dei "lumbard", nonchè l'arrivo a Milano nel sottofinale della banda di napoletani che vorrebbe scomodare quello di "Totò e Peppino e la malafemmina", ma che suscita a malapena un mezzo sorriso. Gli attori risultano sempre simpatici ma sembra che non sappiano bene cosa fare, a cominciare da un Bisio più spaesato che mai, da un Siani che accentua inutilmente i manierismi linguistici copiati dal grande Troisi, da una Finocchiaro che si sdoppia in due personaggi facendo il possibile per dare un pò di sapore a dialoghi banali e una Lodovini sempre ammaliante per l'occhio dello spettatore maschile, ma ampiamente sottoutilizzata; qualche risata la garantisce la "strana coppia" di Costabile grande e piccolo formata dai due bravi caratteristi Giacomo Rizzo e Nando Paone. Il film ha avuto due nomination ai David di Donatello per la colonna sonora di Umberto Scipione e la canzone "Sometimes" interpretata da Alessia Scipione, ma in questo caso le musiche mi sono sembrate un elemento gradevole ma non particolarmente trainante; spiace vedere coinvolto in un prodotto tutto sommato mediocre un bravo sceneggiatore come Fabio Bonifacci, che aveva firmato il copione di film senz'altro migliori come "Si può fare" di Manfredonia e "Lezioni di cioccolato" di Cupellini. Assegno due stelle e mi sembra di essere fin troppo generoso, dunque si tratta senz'altro di una delusione.
voto 5/10
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