Regia di Lorenzo Vignolo vedi scheda film
Nino Frassica è un'arma segreta per ravvivare interi film mediocri. Il suo surrealismo non-sense funziona ovunque: nei nuovi cinepanettoni, nei lavori di Maccio Capatonda, nelle commedie smorte che il cinema italiano propina da troppo tempo e in quelle senza speranza. Ma in Workers no. Non funziona nemmeno Nino Frassica, con mia somma sorpresa.
I due proprietari di un'agenzia di lavoro interinale (i discreti Bianchi e Pulci, che nel cabaret rendono al meglio) piazzano i loro clienti nelle situazioni lavorative più disparate. Proprio tre di queste situazioni danno modo ai due di raccontare tre storie.
Il primo episodio è certamente il più riuscito e scimmiotta Quasi Amici nel proporre un paraplegico e il suo badante. Caratterizzata da un Pannofino che resta in bilico tra il calzante e l'eccessivo, la storia si risolve sbrigativamente in un nulla di fatto, senza una conclusione che dia il senso di quanto appena visto. Il secondo episodio è più svalvolato e vede un opacissimo Dario Bandiera spacciarsi da medico per conquistare una donna, quando in realtà il suo vero mestiere è raccogliere il seme di un toro che di lui si è innamorato. Sorvolando questo delirio, l'episodio è fiacco e ha il fiato corto, sorretto da interpetazioni un po' scialbe.
Infine, la terza storia riguarda una truccatrice teatrale finita a truccare i morti in una ditta di pompe funebri. Il vedovo di una defunta identica alla protagonista le chiede di impersonificare la moglie alle ricorrenze di una famiglia mafiosa.
A parte il fatto che metà della sceneggiatura non sta né in cielo né in terra, ogni singolo episodio presenta una miriade di problemi che lo guastano irrimediabilmente. In generale, il film è a tratti simpatico, con diversi tipi di umorismo a plasmare i singoli episodi, ma poteva essere assemblato meglio. Le situazioni generate, inoltre, sono troppo confuse e allo stesso tempo insipide. Manco Frassica ce l'ha fatta...
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