Regia di Giorgio Molteni vedi scheda film
Savona 1979: il piccolo Guido perde il padre davanti agli occhi, travolto da un furgoncino che sembra farlo volatilizzare nell’impatto, come in un tragico gioco di prestigio. Oggi Guido ha imparato che per non perdere basta non amare: possedere un’auto sportiva da sfoggiare, una donna da prendere a mollare con disinvoltura, una casa-showroom da riempire di begli oggetti senza abitarne mai davvero le stanze. In una di queste scompare magicamente la figlioletta di 6 anni, Arianna: per ritrovare la strada non può seguire il filo, perché è arrotolato nella mente del babbo che da sempre la trascura. Storia convenzionale eppure peculiare, Oggetti smarriti è una fiaba contemporanea sul risveglio di un uomo e di un padre (Roberto Farnesi in un’altalena di macho torpore e violenta sofferenza): viaggia a metà strada tra la pensante leggerezza di Buongiorno papà (Edoardo Leo) e la surreale irriverenza di Una notte blu cobalto (Daniele Gangemi). Cinema italiano indipendente con sensibilità e cervello, imbastisce tra quattro mura una lezione fantastica di vita vissuta. Perdendosi talvolta nel labirinto di costruzioni che scavalcano la suggestione e deragliano nella spiegazione - superflua - della scena. Perché dietro le quinte c’è un man in black che sciorina le regole del ritrovamento, figura fin troppo burlesca per risultare straniante. Al contrario, le creature partorite dalla mente di Guido sono estrosi sogni a occhi aperti: invitano a restare svegli anche quando il letargo sarebbe più comodo.
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