Regia di Eduardo De Filippo vedi scheda film
Film da cineteca del gigante Edoardo
Negli anni dell'immediato dopoguerra, una società milanese acquista, alla periferia di Napoli, un terreno sul quale intende costruire uno stabilimento industriale,ma su quell'appezzamento vivono in capatapecchie fatiscenti famiglie indigenti, ora costrette a sloggiare. Cinque anziani, si ostinano a rimanere asserragliati in una vecchia casa pericolante per opporsi all'esproprio,che però crolla improvvisamente seppellendo e ovviamente uccidendo, sotto le sue rovine, i testardi occupanti, si scatena un "casus belli", su cui i mass-media si fiondano, accusando la ditta, di non aver impedito le morti degli sfortunati occupanti,facendoli apparire dei martiri, nei confronti della pubblica opinione.
Salvatore,alias Edoardo De Filippo, la figura più carismatica del rione,così pensa di approfittare dall'accaduto, pesca per ognuno dei defunti, un certo numero di falsi parenti, che, sotto la sua guida, si recano a Milano, sede della società espropriatrice, per reclamare gli indennizzi. Gli industriali abbozzano e invece di soldi, propongono una controfferta, convinti del rifiuto,cioè un posto di lavoro . Dopo un primo momento di sbigottimento e disorientamento,i partenopei se ne fanno una ragione, accettano e in virtù del loro proverbiale spirito di adattamento, si integrano,dimostrando di essere laboriosi lavoratori. Non solo, ma quando la fabbrica deve sospendere l'attività per mancanza di materia prima, saranno proprio loro , rivolgendosi ai compatrioti emigrati in tutto il mondo,ad ottenere i necessari aiuti, salvando cosi l'azienda.
Premesso che Il gigante Edoardo era più a suo agio sulle assi del palcoscenico,tuttavia non si può ignorare,la valenza artsitica di questo lavoro che datato 1953, già cercava di rovesciare gli stereotipi che da sempre hanno afflitto la nostra Italia, gli ambivalenti e perniciosi luoghi comuni,smontandone i presupposti, immaginando, infine, una ideale unica, grande città italiana che da nord a sud soffre e vive, muore e rinasce, ma solo grazie a quella buona volontà che ne guida le azioni.
Quando al suo primo giorno di lavoro Salvatore viene svegliato alle cinque, quando è ancora buio,da una solerte e premurosa padrona di casa che lo ospita,dice:"Sono le cinque,Madonna se prendo il caffè a quest'ora, chi dorme più"
Nel divertente paradosso di questa situazione, c'è la sintesi del pensiero del grande commediografo.Una nuova latitudine, con orari diversi e abitudini diversi può essere un ostacolo solo quando non c'è la buona volontà e la buona fede, è vero a Milano c'è sempre la nebbia e le giornate di lavoro, cominciano a notte fonda,ma Salvatore insieme a tanti altri compaesani si abituerà alla nuova vita, grazie anche alla solidarietà dei colleghi brianzoli,che lungi da qualsiasi forma di discriminazione,li aiutano come possono,in nome di un'umanità,che è un valore geograficamente universale e trasversale.
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