Regia di Giacomo Faenza vedi scheda film
Quattro film al prezzo di uno per raccontare l'effetto della crisi sulle persone comuni. A Firenze un ricercatore universitario è costretto a mangiare alla mensa Caritas e a comprare una bicicletta di seconda mano alla figlia educata al verbo del consumismo più truce. In Veneto un imprenditore è costretto a chiudere la fabbrica, ritrovandosi nella stessa condizione dei suoi operai: disoccupato. A Roma una coppia che non riesce ad arrivare alla fine del mese non sa come fare per iscrivere alle scuole superiori la figlia più piccola, che nello studio è sempre riuscita benissimo. A Milano un informatico abbrutito dal licenziamento risorge grazie alla Banca del Tempo.
All'esordiente Giacomo Faenza va riconosciuto il merito di avere costruito quattro storie, raccordate da eleganti disegni animati, che nonostante la drammaticità delle situazioni narrate, invocano quelle piccole idee che permettono la sopravvivenza anche negli scenari più plumbei. A suo modo è un docu-film ottimista, affidato ad attori non professionisti il cui livello di recitazione è però bel al di sotto del livello di guardia. Ed è proprio questo il problema del film: non aggiungendo pressoché nulla a quanto sappiamo già tutti, non trova la chiave appropriata sul piano stilistico per giustificare un'operazione che è destinata a farsi dimenticare.
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