Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Ancora non è stata scritta la parola fine su questa vicenda. E probabilmente non sarà mai scritta.
Sì, ci sono state sentenze, condanne, c'è stato il riconoscimento ufficioso tramite sentenze passate in giudicato degli errori commessi ( ma chiamarli errori è decisamente un eufemismo) da parte dello Stato e dei suoi apparati periferici, ma ha tutto il sapore di un contentino, giusto per mettere a tacere qualche polemica.
Ma quello che è successo nella scuola Diaz e successivamente nella caserma di Bolzaneto è una piaga incancrenita ancora aperta nel cuore di uno Stato che si professa democratico come il nostro.
Perchè in quegli scenari da macelleria messicana ( o cilena , quei corpi accatastati per un attimo sono stati un flash di Post mortem di Larrain) la democrazia è stata soppressa brutalmente a colpi di tonfa ( il manganello del celerino) e violenze assortite.
Diaz - Don't clean up this blood ( da una frase trovata nella scuola Diaz) nel G8 contrassegnato dalla morte di Carlo Giuliani sceglie di focalizzare la sua attenzione sui fatti successi in quella fatidica sera in quella scuola occupata e nelle ore successive alla caserma di Bolzaneto trasformatasi in un lager nazista a sentire le testimionianze riportate.
Questo è il nodo importante: Vicari cerca di mantenersi a distanza dal materiale narrativo proponendo filmati amatoriali veri inframezzati alla parte fiction che è basata essa stessa su atti processuali e su sentenze passate in giudicato.
Partendo da una bottiglietta che si frantuma ( la scusa per giustificare la reazione punitiva della polizia) il regista frammenta i vari punti di vista usando un montaggio con piani temporali che si sovrappongono gli uni agli altri.
Il risultato non è un film astrusamente complicato o difficile da seguire ma la narrazione ha il ritmo alacre del film corale senza per questo sfociare nell'effetto soap o fiction televisiva come spesso succede nelle produzioni italiane.
A questo proposito il mantenere le varie lingue dei manifestanti è una scelta che vuole far risaltare il carattere internazionale del prodotto.
Pur parlando di una vergogna tutta italiana.
Il massacro avvenuto nella scuola Diaz e le crudeltà della caserma di Bolzaneto sono rese da Vicari in maniera cinematograficamente brutale: non viene risparmiato nulla neanche ci trovassimo di fronte a un horror.
In realtà ci troviamo di fronte a un horror che mette paura e indigna perchè tutto quello che vediamo è tristemente accaduto.
Alla fine del film si rimane quasi inebetiti, ci si vergogna quasi di vivere nella stessa nazione in cui qualcuno si è macchiato di tali crimini.
Quello che rimane è la rabbia , la frustrazione perchè giustizia non è stata fatta e probabilmente non lo sarà mai.
Diaz - Don't clean up this blood colpisce duro sia alle viscere che al cervello , le didascalie finali che ci ricordano di promozioni dei funzionari di polizia pesantemente implicati in questa storiaccia e le condanne di esponenti di secondo piano mi ha riportato alla mente le didascalie finali di Sunday Bloody Sunday di Greengrass che ci ricordavano gli encomi presi da militari e da ufficiali inglesi responsabili di una strage di civili .
Alla Diaz e a Bolzaneto non ci sono stati morti solo per un puro caso, ma il disgusto è lo stesso.
Vicari forse tace un po' troppo sulle pesanti responsabilità politiche, forse l'unica mancanza in un film che mostra il lato eversivo di apparati dello Stato, grazie alla connivenza nelle alte sfere, col politico di turno che faceva bella mostra di sè nella sala operativa della Questura e i funzionari nell'ombra a tramare piani di guerriglia , di inquinamento prove e di depistaggi di fronte alla stampa internazionale.
Da notare anche che una parte consistente di questo film è stata girata all'estero.
La ferita è quindi ancora aperta.
Diaz- Don't clean up this blood è un film alla maniera del vecchio glorioso cinema italiano di denuncia civile.
Per non dimenticare.
(bradipofilms.blogspot.it )
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta