Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Inutile tornare a disquisire su fatti che costituiscono una delle pagine più vergognose della recente storia italiana ed i cui schizzi di sangue macchiano ancora le giacchette di personaggi politici come Berlusconi e Fini.
Il film di Vicari cerca di mettere un po' d'ordine artistico (sul piano giudiziario ci ha provato la magistratura, molto meno le strutture ministeriali) in eventi convulsi che era obiettivamente difficile sintetizzare in due ore di "spettacolo". Quello che scorre sullo schermo è un concentrato di fascismo quotidiano, di quello che in Italia cova sotto la cenere, di odio politico, di meschineria umana e di frustrazione personale sfogata in una violenza cieca e brutale. Ma soprattutto dal film di Vicari emerge la pervicace consapevolezza delle autorità di pubblica sicurezza (probabilmente ispirate da una classe politica pericolosamente cialtronesca) nel mettere in opera la mattanza della scuola Diaz, per tacere dell'orripilante lager di Bolzaneto.
Si potrà discutere dell'impostazione data dal regista: personalmente, mesi fa ho visto in TV un dibattito durante il quale Vittorio Agnoletto, nel 2001 presidente del Genoa Social Forum - contestava pesantemente Vicari, che si difendeva con un sorrisetto sarcastico. Non mi ricordo per quale ragione discutessero né saprei dire chi avesse ragione; forse il film non calca sufficientemente la mano sulle responsabilità dei black-bloc: qualcuno di loro - è la tesi del film - si nascondeva, deposte le armi della barbarie, nella scuola genovese. Anche se così fosse, non era giustificata la spedizione punitiva dei reparti più bellicosi e ideologizzati della celere, che Diaz mostra spettacolarizzando e quindi inevitabilmente diluendo la sua brutalità.
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