Regia di Matteo Pellegrini vedi scheda film
Cosa succede quando le luci si spengono, il produttore dispotico e strafottente si apparta (manco troppo) con la starlette arrampicatrice scosciata, e gli studi televisivi si svuotano di quella magia (soap)popolare che circonda le intrecciatissime vicissitudini di nobili e/o medici? Arrivano gli invisibili, «quelli che ti puliscono la camera» direbbe Chiwetel Ejiofor in Piccoli affari sporchi, e qui lavano pavimenti calpestati dai protagonisti di un noto show che pare l’immaginaria (immaginabile) Occhi del cuore di Boris. Nell’ombra del dietro le quinte, la banda di squattrinati organizzati ruba una telecamera e s’inventa il lavoro: immortalare matrimoni e funerali, quindi filmare cartoline di immigrati dal Belpaese su fondali parecchio più belli del vero. Di brutto in Italian Movies c’è molto poco: la sporcizia del sistema Italia è tagliata al montaggio della speranza, e quell’inevitabile grumo di polvere sotto il tappeto della grande famiglia multietnica viene aspirato da uno sguardo ottimista, gentile, ostinatamente naïf. Autore pubblicitario alla prova del lungo, Pellegrini intuisce con acume che il cinema è una creatura notturna, fragile, ormai quasi clandestina: l’epifania che nasce negli interstizi tra l’automatismo della produzione industriale e l’urgenza dell’immagine marginale ma vera. Come la ditta “made in nero” non si affranca dall’amatorialità degli inizi, Italian Movies resta una favola artigianale sulla possibilità di un altro cinema dentro un altro mondo (o viceversa). Surreale ma bello, ma un po’ troppo facile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta