Regia di Giancarlo Giannini vedi scheda film
Ah, i ricchi, questi annoiati che per provare un’emozione pagano i disperati per nascondersi e resistere alla loro caccia con i fucili! Ah, i poveracci, queste nullità che per una Mercedes accettano di fare la parte del topo mettendo in gioco la vita! Potremmo fermarci qui, dato che la storia del misterioso Braque e dello spiantato autista Nikita non supera questo elementare assunto di partenza, replicando all’infinito (e in modo sempre più inverosimile e mal realizzato) un “guardie e ladri” action mascherato da illuminata metafora delle differenze di classe. Ma qualche parola in più vale la pena spenderla, perché la seconda regia di Giannini cerca di giocare al rialzo, spacciando contenuti elementari per riflessioni esistenziali, dilettantismi per incursioni nell’assurdo. Tra tagli in primo piano incomprensibili e un montaggio associativo puerile (luna/mirino, pieghe del vestito/increspature del mare), regista e sceneggiatore cercano il grottesco e mai lo raggiungono, nella definizione di goffe macchiette degne del nostro Z movie anni 70 (su tutte, il Braque di Murray Abraham) e in dialoghi che non superano mai le barriere dell’autocompiacimento nonsense. Soprassediamo volutamente su un rapporto d’amore ricca-povero con tanto di epifania su Giannini vestito da coniglio. Per chi resistesse alla visione, consigliamo piuttosto l’ultima scena, con lupo e conigli arrancanti in digitale. Con quelli, almeno si ride.
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