Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Gerardo si fa assumere dal proprietario di un piccolo campo petrolifero, in lotta impari contro un grosso concorrente che infatti lo fa sparire con la complicità della polizia locale; dall’Argentina arriva la sorella, che tenta di scoprire cosa gli è accaduto e inizialmente sospetta proprio di Gerardo. È il primo film messicano di Buñuel, lontanissimo cronologicamente e idealmente dagli esordi surrealisti: più avanti il regista troverà il modo di lasciare una netta impronta autoriale anche in opere su commissione, ma per ora siamo a un livello puramente alimentare. Un melodramma molto ingenuo, goffamente recitato, dove i cattivi ammazzano la gente senza nessuna fantasia (una pupa fa ubriacare la vittima e la porta in una camera al piano superiore del casinò, dove un killer sta aspettando per poi calare il corpo dalla finestra). Ci sono alcuni numeri canori, e ogni tanto appare un trio musicale al di fuori di ogni contesto realistico (persino dentro la cella di una prigione): una trovata fumettistica, di assurdità pura. Nel finale si scopre che la vera carogna è un intoccabile, che filosofeggia sull’ineluttabilità del capitalismo. Insomma, a volerlo proprio cercare con il lumicino, qualcosa del Buñuel che conosciamo si trova.
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