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Non aprite quella porta 3

Regia di Jeff Burr vedi scheda film

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La recensione su Non aprite quella porta 3

di undying
7 stelle

Il vero seguito di Non aprite quella porta (Tobe Hooper, 1974). Un insuccesso commerciale per via dei vistosi tagli imposti prima dalla produzione, quindi dalla censura (MPAA). Da recuperare nella versione integrale, offerta in DVD dalla Eagle Pictures.

 

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Una coppia di amici - Michelle (Kate Hodge) e Ryan (William Butler) -, partita in automobile da Los Angeles, è diretta verso la Florida. Quando i due entrano in Texas, sostando in un'area di servizio, finiscono sotto le attenzioni di un gruppo di assassini, costituito dal benzinaio Kim (Duane Whitaker), dai fratelli Alfredo (Tom Everett) ed Eddie (Viggo Mortensen) e da Leatherface (R.A. Mihailoff). Michelle e Ryan, tentano di fuggire, scontrandosi in macchina con Benny (Ken Foree), un cacciatore di passaggio. 

 

"Il 18 agosto 1973, Sally Hardesty, suo fratello invalido Franklin e i loro amici, caddero vittime di un grottesco clan di cannibali. La signorina Hardesty fu il solo superstite di quella notte di terrore. Morì, in una casa di cura privata, nel 1977. Un solo membro della famiglia assassina visse fino al processo. Il procedimento registrò il suo nome come W. E. Sawyer. Morì nella camera a gas nel 1981. I giurati giunsero alla conclusione che 'Maschera di pelle', il presunto assassino non arrestato, fosse in realtà una personalità alterata di Sawyer che si manifestava ogni volta che indossava una maschera fatta di pelle umana. Se effettivamente non c'era nessuna maschera di pelle, possa Sally Hardesty riposare in pace; se, al contrario, esisteva una maschera di pelle, questi rimane a piede libero e il cosiddetto 'massacro della motosega del Texas' è stato solo... l'inizio."

(Didascalia iniziale)

 

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Leatherface: R.A. Mihailoff

 

La "New Line Cinema", specializzata in sequel di celebri horror (ad esempio Nightmare), acquista i diritti della saga e decide di dare un seguito al flop commerciale di Tobe Hooper (Non aprite quella porta 2). Nel tentativo di riabilitare i personaggi di TCM, la produzione sceglie di riproporre, stavolta seriamente, i temi presenti nel primo capitolo. Estromesso dunque Hooper dal progetto, con un budget di 2.000.000 di dollari, viene incaricato David J. Schow alla sceneggiatura, mentre la direzione è affidata a Jeff Burr, all'epoca già apprezzato regista de Il villaggio delle streghe (1987) e Il patrigno 2 (1989). Sorvolando così sul secondo film della serie, Leatherface si pone come ideale sequel del primo: offre infatti la stessa ambientazione solare, torrida, e una famiglia di sanguinari cannibali (diversa per caratteri da quella originale, ma sostanzialmente analoga per spietatezza e moralità deviata). L'intenzione è quella di farne quasi un remake, con la caratteristica sostanziale di premere sul pedale del gore e dello splatter. Indovinata, in questo senso, la scelta di attribuire la mansione del reparto trucchi ed effetti speciali al "KNB Effects Group" (composto da Robert Kurtzman, Greg Nicotero e Howard Berger). La trama, sintetica e non certo originale, passa sin da subito in secondo piano, di fronte alla raggelante freddezza di fondo e alla spettacolare messa in scena, che fa presto dimenticare l'ironia, per nulla efficace, del precedente lungometraggio. Michelle e Ryan giungono in Texas, incrociando pattuglie di poliziotti coinvolti nel recupero di oltre cinquanta cadaveri, smembrati e in fase di decomposizione, emersi da una fossa comune, la cui struttura corporea è ormai costituita da adipicera, ossia una sostanza organica simile alla cera, prodotta dalla lavorazione dei batteri anaerobi sul grasso contenuto nel corpo, in particolare nel tessuto adiposo. Segue una lunga, disgustosa e dettagliata serie di primi piani, che assume tacitamente il ruolo di una premessa, suggellando un patto con lo spettatore: stavolta, insomma, c'è ben poco da ridere e continui a guardare solo chi ha una buona dose di pelo sullo stomaco. La regia di Burr, dinamica e coinvolgente, abbellita da un ottimo montaggio, emerge dalla media degli horror del periodo. E i protagonisti, pur recitando in un low budget, si fanno notare: dal sempre apprezzabile Ken Foree di Zombi (George A. Romero, 1978), a Viggo Mortensen; da William Butler (in precedenza già vittima di Freddy Krueger e Jason Voorhees) alla brava Kate Hodge. E persino R.A. Mihailoff, grazie al trucco davvero spaventoso, figura come uno dei più impressionanti Leatherface mai apparsi sullo schermo (compresi sequel, remake e prequel). Tobe Hooper, inconsciamente [1], citava il serial killer Ed Gein, mentre qui lo sceneggiatore David J. Schow prende davvero spunto dalle macabre foto circolanti di una delle vittime del reale assassino, quando decide di spingere sull'effetto disgusto e il povero Ryan si ritrova sospeso, a testa in giù, in una lunga e agghiacciante sequenza. Certo, Leatherface presenta senz'altro molti limiti, soprattutto nella versione massacrata dalla censura (anche e soprattutto in patria, da parte della MPAA). Inoltre Burr ebbe problemi con i produttori in quanto, sforando con i tempi di ripresa, rischiava di far impennare il budget: ragion per cui il finale (addirittura, le immagini di chiusura, non sono state girate da Burr) è la parte del film meno riuscita e più tirata via. Ma nel complesso, al netto dell'edizione integrale (disponibile grazie al rarissimo - e perciò di valore - dvd Eagle Pictures), Leatherface è un horror con i fiocchi, che anticipa di oltre dieci anni l'ondata "torture porn" avviata dalla corrente splatpack francese (Alta tensione, 2003), da James Wan (Saw - L'enigmista, 2004) e dall'Hostel (2006) di Eli Roth.

 

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Leatherface: Viggo Mortensen

 

Curiosità [2]

 

Benché il film si intitoli Leatherface, questo soprannome non viene mai pronunciato. Il protagonista viene amorevolmente chiamato, dalla nuova famiglia adottiva, "Junior".

 

La prima sceneggiatura prevedeva situazioni più estreme, sconfinando addirittura nell'oltraggio, dato che erano state previste molte più sequenze splatter, poi bocciate dalla produzione.

 

Leatherface ha avuto infiniti problemi con la censura, essendo stato presentato ben undici volte all'MPAA. Ad ogni revisione la pellicola è stata sottoposta a tagli, alcuni dei quali sono andati perduti per sempre.

 

È stato l'ultimo lungometraggio a cui è stato assegnato un certificato "X", prima che la classificazione fosse sostituita con "NC-17".

 

In un breve cameo, nel ruolo di una giornalista, compare Caroline Williams, la protagonista di Non aprite quella porta 2 (Tobe Hooper, 1987).

 

In Italia, Claudio Fragasso dirige un sequel apocrifo, in realtà un giallo, che non ha nulla in comune con la saga di "Leatherface". Il Non aprite quella porta 3 tricolore esce, nelle nostre sale, il 3 agosto del 1990, anticipando la distribuzione (destinata al solo mercato dell'home video) del film diretto da Jeff Burr. Leatherface: Texas chainsaw massacre III viene così rilasciato, nel nostro paese, con un titolo (Leatherface) privo di riferimento numerico alla serie.

 

L'unico elemento di continuità con il secondo capitolo è dato dalla frase, incisa su una motosega, "La sega è la famiglia."

 

Esiste un finale alternativo, poi scartato dopo alcune proiezioni di prova, nel quale Benny (Ken Foree) muore.

 

Kane Hodder (il più celebre interprete di Jason Voorhees) si è occupato di coordinare il reparto degli stuntmen.

 

La New Line, dopo avere acquistato i diritti, intendeva creare un nuovo filone tipo Nightmare. Intenzione che si è scontrata con il tiepido riscontro di pubblico, dovuto principalmente al massacro della censura, cui il film è andato incontro. 

 

La scena di apertura, durante la quale Leatherface crea una maschera di pelle, è un omaggio a Nightmare on Elm Street (Wes Craven, 1984), in cui appare una simile sequenza (Freddy prepara un guanto con lame di rasoio). 

 

 

NOTE

 

[1] Jeff Burr sostiene, nel documentario contenuto tra gli extra del dvd Eagle, che Tobe Hooper prese spunto, per la creazione del personaggio di Leatherface, ricordando uno scherzo subìto da parte di uno studente di medicina. Quest'ultimo avrebbe terrorizzato il regista, ponendosi sul volto un lembo di pelle strappato a un cadavere.

 

[2] Parzialmente dall'Imdb.

 

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Leatherface: la famiglia Sawyer al completo 

 

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Quando il serial killer appartiene al "tipo disorganizzato"... "agisce impulsivamente, spesso uccidendo quando se ne verifica l'occasione, senza una reale pianificazione. Spesso ha un basso livello culturale e un quoziente d'intelligenza non eccelso; non è metodico, non occulta le tracce, sebbene sia talvolta in grado di sfuggire alle indagini per qualche tempo, principalmente spostandosi velocemente e grazie alla natura intrinsecamente 'disordinata' del suo comportamento su lunghi archi di tempo. Questa tipologia di criminale in genere ha una vita sociale e affettiva estremamente carente e a volte qualche forma di disturbo mentale."

(Da Wikipedia)

 

Trailer 

 

F.P. 28/06/2022 - Versioni visionate in lingua italiana - DVD Eagle Pictures (durate: integrale, 81'52"; censurata, 77'17")

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