Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Una delle prime commedia multietniche viste al cinema porta la firma di Stephen Frears, all'epoca cineasta indipendente britannico, che con My beautiful laundrette firmò anche uno dei suo primi successi commerciali, insperato e casuale, dovuto più al suo antithatcherismo che ai meriti effettivi.
La vicenda è ambientata nella periferia londinese, dove il pakistano Omar (Warnecke), che ha un padre malmesso a carico (Seth), morde il freno per avere un'attività in proprio. L'occasione gliela fornisce suo zio (Jaffrey), un piccolo (in tutti i sensi) imprenditore che si muove sempre sul crinale della legalità. L'avventura di Omar si concretizzerà anche grazie all'aiuto di un suo amico di vecchia data (Day-Lewis), uno scapestrato che sta cercando di rigare dritto e che diventa anche il suo compagno.
Con My beautiul laundrette, film che fin dal titolo ruota intorno a una lavanderia a gettone, Frears mostra un apprezzabile occhio sociologico, col quale riesce a condensare nella stessa istantanea la gioventù bruciata degli anni '80, le derive del thatcherismo e il pregiudizio xenofobo (entrambi i ragazzi vengono isolati dai rispettivi clan di provenienza). Tutto piuttosto bene, dunque, sul piano dei contenuti, mentre su quello della forma il film, girato in 16 millimetri, soffre irrimediabilmente lo scorrere del tempo, la recitazione è ingessata e il tutto risulta cinematograficamente piatto, molto più vicino a una situation comedy che a un lungometraggio per il grande schermo.
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