Regia di Susanne Bier vedi scheda film
A Sorrento, in uno splendido casolare con annessa piantagione di limoni, si incontrano, per il matrimonio dei rispettivi figli - Patrick (Sebastian Jessen) e Astrid (Molly Blixt Egelind) - Philip (Pierce Brosnan), un inglese sulla sessantina, che ha ormai rotto con l'ex moglie Benedikte (Paprika Steen), che ritroverà, anch'essa tra gli invitati, e Ida (Trine Dyrholm, la parrucchiera calva del titolo originale, 'Den skaldede frisør', piuttosto banalmente tradotto con l'internazionale, adottato anche da noi, 'Love Is All You Need'), una donna sulla quarantina comprensibilmente turbata per un cancro al seno, la cui chemioterapia le ha causato una calvizie occultata dall'uso di una parrucca, e anche per il fatto di aver scoperto suo marito (Kim Bodnia) a letto con una donna molto giovane.
Tra Philip e Ida, dopo un'iniziale ritrosia reciproca, si sviluppa una certa intesa, al contrario dei loro eredi prossimi alle nozze, che si allontanano in quello che pare un contrasto insanabile.
I presupposti - l'intreccio amoroso che, dai figli, si espande ai genitori, in una ronde dal sapore quasi ophulsiano, l'ambientazione nella stupenda cornice campana, attori di peso come Brosnan e una habitué di Susanne Bier come la stella del cinema danese e non solo Trine Dyrholm - per un buon film c'erano eccome ma la pasticciata sceneggiatura di Anders Thomas Jensen, collaboratore abituale dell'autrice, non delinea bene quasi nessuno - eccezion fatta per quelli interpretati da Brosnan e la Dyrholm - dei personaggi, sia principali sia secondari dell'intreccio, per non parlare dei 'gomorriani' Marco D'amore e Ciro Petrone, ridotti il primo a una comparsa ed il secondo, causa un'errata scelta di casting, ad un ragazzo omosessuale che si infatua del giovane sposo (con il colpo basso della scena del bacio, che non c'entra nulla con i toni narrati sino a quel momento) e la regia, dotata di un tocco capace di regalare sequenze sentite e toccanti come quella del bagno di Ida nel mare, e più in generale in tutte quelle con la stessa protagonista, si perde tra visioni da cartolina del paesaggio italico e scene indecise se dar vita a una commedia che sfocia nei piccoli drammi quotidiani dei personaggi coinvolti, oppure ad un dramma con risvolti da commedia.
Ne sortisce un prodotto spurio ed altalenante, con la stucchevole storia tra i ragazzi che prende persin troppo tempo rispetto a quella dei loro genitori, di gran lunga più interessante ma un po' monca ed affrettata.
Al party pre-matrimoniale gli invitati si scatenano sulle note di 'Sarà perché ti amo', non certo il miglior pezzo de 'I ricchi e poveri' ma, purtroppo, uno tra i più famosi...
Voto: 5,5 (v.o.s.).
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