Regia di Susanne Bier vedi scheda film
Continua la maledizione delle coproduzione internazionali ambientate in Italia anche se questa volta non è tanto la fotografia del Belpaese ad essere fallace, quanto la rappresentazione di una serie di caratteri e sfumature dal dubbio gusto, nonostante poi i due protagonisti principali si elevino sul resto e nemmeno di poco.
Due famiglie danesi molto diverse si ritrovano a Sorrento per festeggiare le nozze dei loro figli.
Da un lato c’è Philip (Pierce Brosnam) che, nonostante le lusinghe del gentil sesso, vive in solitudine sentimentale da anni dopo la preamtura scomparsa della moglie, dall’altro c’è la sensibile Ida (Trine Dyrholm) in lotta contro un cancro al seno e scombussolata ulteriormente dal tradimento appena subito dal marito Leif (Kim Bodnia).
Saranno giorni utili per tutti al fine di capire che strada prendere nella vita.
Per un film più leggero di quanto realizzato negli ultimi anni Susanne Bier intraprende un percorso lastricato di insidie nelle quali cade fin dalla stesura della sceneggiatura che a tutti gli effetti è il principale e più evidente problema dal quale poi scaturisce tutto il resto.
Indubbiamente il personaggio di Ida è molto sentito e riuscito (e Trine Dyrholm conquista ad ogni sorriso o mugugno, anche quando incidenta banalmente l’automobile), la sua controparte maschile segnata da Philip è più convenzionale, ma Pierce Brosnam ha il fascino e lo charme consono al ruolo, purtroppo tutto il resto eccede, scadendo nel grottesco gratuito e spesso inutile.
Sono presenti dialoghi fuori controllo, il tatto è degno di un elefante in una cristalleria e se qualche scheggia in tal senso ci può stare anche bene, vedasi quando Leif è beccato in castagna a far sesso con la sua segretaria, perseverare diventa rischioso e sostanzialmente porta fuori strada rispetto al tenore principale.
Così il personaggio di Leif (povero Kim Bodnia …) è insopportabile, fin troppo accentuato, il presunto matrimonio tra i due giovani è poggiato sul nulla, porta altrove e dove lo si capisce fin troppo presto, la presuntuosa cognata di Philip è indigeribile, il figlio maschio di Ida parte per la guerra e dopo due giorni arriva a Sorrento con un braccio rotto e pronto a rompere altro, insomma tutto troppo esagitato, sovra scrivere certi aspetti poteva portare i suoi frutti, ma così si è davvero esagerato.
Ed è un peccato per la splendida costa di Sorrento, questa sì fotografata benissimo e per i due vulnerabili protagonisti che si muovono tra dramma, leggerezza e sentimento (questo un po’ troppo contorto e prevedibile sul finale) con sentita grazia.
Purtroppo lo spartito è delirante ed in queste condizioni c’è poco da fare per riaddrizzare la barca.
Esasperante.
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