Regia di Stefano Tummolini vedi scheda film
C'era molta, troppa attesa di fronte all'opera seconda di Stefano Tummolini, osannato meritatamente per quello straordinario esordio nel lungometraggio che è stato "Un altro pianeta", ormai nel 2008. Attesa che genera aspettative sin esagerate e fuorvianti, in grado poi di suscitare sdegni immeritati o stroncature a mio avviso esagerate come è toccato a questo L'estate sta finendo, reo soprattutto, sempre a mio avviso, di portarsi addosso un titolo francamente inadatto e fuorviante, che dà adito ad interpretazioni ed attese che poi per forza di cose lasciano interdetti o smarriti.
Visto invece come opera seconda ed analizzato nella sua vicenda, il film drammatico e allarmante per come descrive stereotipi caratteriali che non si fatica a credere esistano effettivamente nella generazione under 20, è una ideale, seppur decisamente meno riuscita, prosecuzione di un discorso che il bell'esordio anticipava e trattava con ben altra finezza.
Mantenendo l'estate, qui al termine e già minacciata dal cattivo tempo incombente, come palcoscenico di fondo di un periodo di cambiamento che non preannuncia nulla di veramente buono all'orizzonte, nonostante le premesse illusorie e falsamente accomodanti in cui i protagonisti sono vissuti fino ad ora, tra bambagia, agi e vizi a non finire, tutti o quasi belli, apprezzati, e profondamente convinti della propria onnipotenza di fondo.
L'estate volge al temine per davvero (ed i Righeira, direi per fortuna, non c'entrano proprio nulla) ed una manciata di ragazzi della Roma-bene si ritrova per trascorrere uno degli ultimi weekend al mare, nella casa di vacanza dei genitori di Domenico, brillante e bello studente di giurisprudenza, assieme al suo compagno (bello e bullo) Fabrizio, ad un ballerino da talent show in cerca affannosa di una seconda chance, e a tre ragazze, più o meno fidanzate o compagne dei primi tre. Ad essi si aggiunge il cugino del proprietario di casa, un ragazzo un pò goffo e trasandato che diviene presto oggetto di scherzi ed ilarità anche grossolana, nonché un tenebroso sinistroide a cui tutto fa schifo e si crogiola a fare il cantautore impegnato, peraltro con discutibile esito.
Ognuno dei ragazzi diviene inevitabilmente lo stereotipo di un carattere e più in generale di una gioventù davvero troppo viziata, succube del successo facile ed a portata di mano, e per questo desiderosa di ottenere ricchezza e fama col minimo sforzo e l'espediente più scaltro e calcolato.
Tra amori ed amorini, tradimenti e sotterfugi, scherzi balordi e un misterioso personaggio di guardiano che appare e scompare in maniera spesso inquietante (è Antonello Fassari), nonché due annoiati produttori televisivi di successo che il ballerino del talent show cerca di avvicinare e far suoi per tornare a risplendere sotto i riflettori della effimera ribalta da piccolo schermo, una tragedia inaspettata si porrà dinanzi alla ciurma di ragazzi viziati per metterli finalmente alla prova, e confermando in senso generale l'irrecuperabilità delle loro anime, già perdute completamente nel momento della loro formazione, acerbe ma già predisposte a marcire sotto l'influenza nefasta di un'educazione che li ha solamente resi arrivisti e profittatori, vigliacchi ed egoisti, belve senza zanne pronte a scannarsi tra di loro pur di garantirsi il futuro rampante che è l'unica meta che conoscono e possono sperare di raggiungere.
Nel cast un pò acerbo di giovani attori semi-sconosciuti (a parte Andrea Miglio Risi, doppio figlio e nipote d'arte e Nina Torresi), è bello ritrovare due dei straordinari interpreti de Un altro pianeta, ovvero la nota e bravissima Lucia Mascino e Antonio Merone, qui mostri ormai completati e dunque idoli ingannevoli da imitare da parte della stolta gioventù di cui sopra.
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