Regia di Stefano Tummolini vedi scheda film
Nell’ultimo venerdì di sole di una stagione oziosa, un gruppo di ventenni si ritrova all’Eur per partire, destinazione Sabaudia, per un weekend nella villa sul mare di uno di loro. Sono universitari, benestanti, bellocci e sniffano cocaina; per loro l’intruso, dunque, ha le vesti di un sinistroide che fuma le canne e compone brani contro la tv spazzatura (sic!) o di un cugino imbranato e privo della necessaria dose di cinismo. Rinchiusi in logoratissime dinamiche di conquista sessuale la cui tensione non riesce mai ad affiorare sui volti monoespressivi degli interpreti, per un incidente banale si ritrovano a passare un weekend con il morto: da superficiale commedia generazionale, il film svolta nel superficiale dramma con sfumature thriller.
Che la verosimiglianza non fosse fra le priorità dell’opera seconda di Tummolini era evidente già dalla nonchalance con cui i ragazzi lasciano per un intero fine settimana un motorino parcheggiato in mezzo al niente, a Roma; che i suoi personaggi - isterici, logorroici, egoriferiti - non siano altro che caricature, era forse nelle intenzioni del regista e cosceneggiatore. Il problema è che i giovani protagonisti di L’estate sta finendo non hanno il minimo contatto con qualsiasi realismo, sono figurine di un copione che si crede sapido e cattivo ma sembra una favola allucinata; non possono neanche ambire allo status di parodia di una generazione succube della tv, dei talent show e dell’antipolitica, perché, semplicemente, non esistono.
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