Regia di Stefano Sollima vedi scheda film
C'è un senso di profonda solitudine nei protagonisti. Solitudine nel dover risolvere "grane" impartite dall'alto (pressochè invisibile), lasciati n balia di eventi più grandi di loro, i quali sono lo specchio di una società che non offre certezze o chiarezza, ma che si preoccupa soltanto di tapparne le falle senza risolvere i problemi. Ed in questa profonda solitudine che lo spirito di corpo è l'unico appiglio a cui si aggrappano, cercando di dimenticare le proprie "grane" personali e abbracciando un codice di gruppo con pericolose deviazioni parafasciste o devianze da Uno Bianca (emblematico il profondo silenzio quando si nomina la Diaz).
Forse è solo una mia impressione, ma il film non vuole essere assolutorio, quanto vuole sottolineare come i celerini siano meno colpevoli di altri. Sono i bersagli più facili perchè stanno in prima linea, ma in prima linea ci dovrebbero essere ben altre persone, di ben altro livello, che si fanno scudo di questi celerini.
Non è un film perfetto, gli attori sono bravissimi ad impersonare personaggi dalle caratterizzazioni slide che tuttavia non offrono spunti di particolare originalità. Malgrado le sue imperfezioni questa rimane un'operazione lodevole per cercare di ritrovare (lo spero) la strada smarrita dei generi. Non possiamo aggrapparci sempre alla commedia, ormai diventato come una specie di prigione per il cinema italiano. Poliziesco, thriller, horror sembrano specie in estinzione. Eppure eravamo bravi.
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