Regia di Stefano Sollima vedi scheda film
Premetto che lo stile di Stefano Sollima (che ho apprezzato nelle due serie televisive per Sky di Romanzo criminale) mi piace. E mi piace anche qui, perché se film di denuncia e d'azione ha da essere, allora che sia così, girato e montato con grande ritmo e pochi fronzoli. Certo, non è che proprio tutto torni alla perfezione, in questa vicenda che ha come momenti storici di riferimento il periodo tra l'omicidio dell'ispettore di polizia Filippo Raciti nei pressi dello stadio di Catania e quello del tifoso laziale Gabriele Sandri, ad opera di un agente di P.S., sull'Autostrada del Sole all'altezza di Arezzo. È un po' forzata (forse anche per ragioni di durata, le motivazioni restano abbozzate, più che spiegate), per esempio, la "conversione" del giovane celerino Adriano, mentre la diversificazione dei punti di vista interni al film rischia di scadere in confusione: i celerini fanno un lavoraccio, ma spesso abusano del loro ruolo (il riferimento ai fatti della Diaz non è casuale); però ci sono anche i nazifascisti, i quali a loro modo cercano di far "rispettare la legge"; poi ci sono gli extracomunitari, che possono essere buoni, come il marocchino aggredito, oppure possono rubare, stuprare ed uccidere, come il rom Mailat, assassino di Giovanna Reggiani; e infine gli ultras del calcio, che costringono ogni domenica il disastrato Stato italiano a spendere uomini e risorse per controllarne gli atti delinquenziali attraverso le città, dalle stazioni ferroviarie ai campi dove si dovrebbe giocare al pallone. Così come, secondo me, è poco credibile che i poliziotti esultino (e addirittura poghino) nei corridoi del Tribunale al ritmo di Police On My Back dei Clash (band tutt'altro che di destra), dopo l'assoluzione di Cobra. Ma questa sequenza è talmente bella - a riprova che Sollima, come già dimostrato in Romanzo criminale, ha anche orecchio per la colonna sonora - che la si perdona. All'attivo del film c'è la prova degli interpreti, con Favino e Nigro che danno il meglio di sé, accanto a Marco Giallini, che forse non sarà poliedrico, ma per certi ruoli si dimostra attore di primo livello.
Buona la sua prova: sta diventando un attore vero, come dimostra anche con il Pinelli di Romanzo di una strage.
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