Regia di Laura Morante vedi scheda film
Amanda: da amare. Questo significa il suo nome. Che nei fatti della vita si traduce in un’editrice nevrotica e androfoba, in un oggetto di desiderio il cui desiderio s’infrange contro la realtà, una realtà maschile che non soddisfa le sue pretese, composta da dettagli che non può accettare, da compromessi a cui non può scendere. «Comprati un cane, Amanda»: non si ruba l’unica ciliegina sulla torta, non si porta in un ristorante orientale chi odia il cibo giapponese, non si regala un portasigarette a chi vuole smettere di fumare. A torto o a ragione, per lei nessuno ha i requisiti del compagno ideale, perciò eleva fisime e ossessioni a difese e si sente a suo agio solo con chi non la può desiderare: il gentile Antoine, che lei crede omosessuale. Ma omosessuale non è, e la ama. Perciò con la complicità degli amici di lei imbastisce un esperimento psicologico: radicalizzare agli occhi di lei la presunta omosessualità, enfatizzare la gelosia, portare al parossismo il desiderio impossibile. Fino a ribaltarlo. La Morante s’ispira all’interpretazione freudiana della Gradiva di Jensen, ma il suo Ciliegine è solo un divertissement bourgeois bohémien sterile sterile, una commedia d’equivoci esili, un meccanismo prevedibile e automatico di ingranaggi figurine sotto l’ombrello dell’autoironia caricaturale. Cinema viziato, carino sino allo stucchevole. Nel genere sono da preferirsi persino i film firmati Bruni Tedeschi. Ma ti si ama lo stesso, Laura.
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