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Una donna per la vita

Regia di Maurizio Casagrande vedi scheda film

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La recensione su Una donna per la vita

di supadany
4 stelle

Ed è così che anche Maurizio Casagrande compie il grande salto, non solo passando da comprimario ad attore protagonista, ma soprattutto esordendo alla regia, pratica intrapresa da tanti comici e che raramente porta a buoni frutti.

Qualche velleità c’è, ma ci vuole troppo tempo (mal speso, per non dire morto) per arrivarci.

Maurizio (Maurizio Casagrande) è stanco del suo rapporto con Marina (Sabrina Impacciatore) e dopo un brutto incidente stradale decide di lasciarla.

Nel frattempo conosce la bellissima Nadine (Margareth Madè), tra i due nasce del tenero, ma Marina non molla e soprattutto la realtà è diversa da quanto Maurizio sta vivendo.

 

 

Esordio alla regia, che francamente ci saremmo anche evitati volentieri, con tanti difetti, alcuni dei quali macroscopici e che occupano gran parte dello spazio relegando le pochissime cose degne di nota in un angolo, o poco più.

Dal punto di vista comico siamo vicini allo zero, Maurizio Casagrande come mattatore della scena non è un fulmine di guerra e la scrittura a monte non aiuta, l’inizio promette male e si prosegue a lungo su questa rotta senza apparente destinazione.

Destinazione che poi ci sarebbe anche, il colpo di scena del finale è un qualcosa che non ti aspetti (quando mai se ne vedono in questo tipo di commediole?), ma arriva comunque troppo tardi e non può mitigare fino in fondo quanto di tremendo già visto, tra scene scult (il lancio del telefono per esempio) e tanti incontri con le varie “partecipazioni amichevoli” che in nessun caso danno una mano.

Bagio Izzo viene giocato nella primissima scena, ed era meglio lasciarlo direttamente a casa, Vincenzo Salemme come appare scompare anche, Alena Seredova fa proprio passerella (picco massimo di inutilità), Pino Insegno ha un altro piccolo ruolo mal scritto e di Maurizio Mattioli non si capisce nulla, almeno fino al finale, in ogni caso una traccia il suo personaggio avrebbe dovuto lasciarla.

Tra i protagonisti invece fa il suo “sporco” lavoro Neri Marcorè che è a tutti gli effetti un passo sopra ai colleghi di set per talento, Sabrina Impacciatore è puro folklore, mentre Margareth Madè è di una rigidità tale da togliere ogni tipo di fantasia romantica.

Un film quindi segnato da tantissimi problemi e cose che non funzionano proprio, risollevato a sorpresa solo dall’atto conclusivo che denota improvvisamente un’idea, ma non siamo ne “Il sesto senso”, e se a quel punto si può dare un senso in più a quanto già visto (ad esempio l’impossibilità per uno come Maurizio di far perdere la testa a Nadine), allo stesso tempo è vero che a livello di sentimento, risate, costruzione c’è davvero una pochezza non giustificata.

Un pizzico di (interessante) ambizione in mezzo al nulla o quasi. 

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