Regia di Maurizio Casagrande vedi scheda film
Maurizio (Casagrande) e Marina (Impacciatore) hanno dei problemi. Di coppia, ma non solo. Lui è un esemplare stanco di commediante napoletano, una macchietta tarantolata sorpassata dalla vita. Lei è la maschera beota della stravaganza: si abbiglia in stile Accessorize spendendo cifre con tre zeri, campa svogliatamente senza aggiornare l’esistenza all’ora legale. Ma, soprattutto, fa un uso smodato del suffisso vezzeggiativo “ino”, finendo col risultare una cerebrolesa vestita da punkabbestia agée. Maurizio e Marina si lasciano. Un po’ perché lui voleva farlo da anni, un po’ perché travolti da un camion in autostrada. L’incidente incrina definitivamente il rapporto (e la di lui spina dorsale), ma liberarsi della (ex?) fidanzata è ardua impresa. Più difficile arrivare alla fine del film di Casagrande, che traspone una vicenda autobiografica. Speriamo che abbia voluto esagerare. Che Marina, con il suo tormento amoroso malcelato sotto occhiali cafonal/fashion, sia la caricatura smodata di una donna compostamente ferita. Speriamo che lo stesso Casagrande, rivedendosi da se stesso impersonato, possa cogliere la distanza siderale tra “piccola grande storia” e “pozzo della banalità senza fondo”. Note a margine/1: Marcorè, l’amico medico col panama e l’orecchino, è una figura così discreta da risultare fuori luogo. Note a margine/2: per favore, qualcuno faccia il solletico a Margareth Madè, avvenente statua di sale con gli occhi due stagni di mestizia.
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