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Mutande pazze

Regia di Roberto D'Agostino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mutande pazze

di hallorann
2 stelle

Recentemente ci sono stati dei tentativi di rivalutazione di MUTANDE PAZZE di Roberto D’Agostino. Tentativi (per nostra fortuna) subito abortiti. In tempi di Bunga-Bunga qualcuno ha visto in questo oggetto del 1992 un film profetico. Il lookologo/tuttologo D’Agostino lanciato negli anni ottanta da Renzo Arbore e in seguito allievo di Federico Zeri ha fatto del gossip il suo pane quotidiano con il sito Dagospia. Materia prima del sito? Gossip non solo su divi, divette e “portatori sani di nullismo” ma soprattutto esteso alla politica, alla finanza, insomma ai poteri forti. Non è un caso che tra le sue fonti confidenziali ci fu il presidente Cossiga e ora il piduista Bisignani, gran burattinaio della P4. Tornando a MUTANDE PAZZE il film era figlio della spazzatura televisiva del tempo (mai tramontata semmai quintuplicata) che l’esordiente regista ha sempre sbeffeggiato/criticato pur sguazzandoci comodamente con un piede dentro e l’altro pure. Vedi gli indigeribili cataloghi CAFONAL.

Un insopportabile Sergio Vastano che fa il verso (pietoso) a Funari conduce una trasmissione trash, due delle vallette squinzie del programma sculettano tra dirigenti e importanti ministri. Una conduttrice televisiva antipatica, superambiziosa e raccomandata da un onorevole bavoso non si accontenta di uno show sulla salute, vuole la prima serata. Entra nelle grazie del nuovo direttore generale della Rai sfruttando le sue debolezze o meglio deviazioni sessuali. Le sue quotazioni scenderanno con la caduta del potente manager pubblico lottizzato. Un’attrice tra uno spot e un provino la dà a destra e a manca nella speranza di ottenere una parte da protagonista in un film. Le farà le scarpe un’amica studentessa timida ma audace al momento opportuno. Il finale è affidato a una premiazione che si concluderà in rissa sotto gli occhi delle telecamere. La presunta satira sul mondo dello spettacolo è nulla, non pervenuta; la “profezia D’Agostino” su carrierismi, politici sessuomani e puttanai vari sono vecchi come il cucco. Le MUTANDE PAZZE del titolo sono quelle che ama indossare un integerrimo politico nell’intimità. Nel film non c’è traccia della causticità del suo “autore”, né un filo di ironia, solo battutacce, volgarità e nudi. Compreso quello di Aldo Busi, altro effimero televisivo. In una scena Dago fa prendere a schiaffi il sosia di Sgarbi (come se non bastava già l’originale che ancora imperversa insieme al suo datore di lavoro) con il quale ebbe un alterco in una trasmissione televisiva di Giuliano Ferrara (altro eterno ritorno). D’Agostino ha confessato che il cast femminile era quasi per intero costituito da amanti di produttori e politici. Beh però una bella soddisfazione per un’opera unica e irripetibile che in quanto a raccomandazioni e qualità fa il paio con il coevo CATTIVE RAGAZZE di Marina Ripa di Meana.

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