Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film
Trenta secondi di agonia, per un uomo legato ad un letto di ferro. Un individuo il cui corpo è formato di frutta ed ortaggi, come in un quadro di Giuseppe Arcimboldo. Jan Svankmajer condensa in pochi istanti la tragicità della sua visione dell’uomo, ridotto alla materia di cui è composto, immobilizzato ed appesantito dalla polpa inerte di cui è costituito, e per questo incatenato alle spietate logiche dei processi biologici. La figura umana, nelle animazioni dell’autore ceco, è decorativa e manipolabile, oggetto di una sofisticata attenzione artistica, e forse, in questo modo, vittima di grottesche perversioni. Come la natura, il creatore del cinema non resta semplicemente a guardare: la sua mano è quella di un designer, che organizza, nelle sequenze, con un sapiente e conciso uso della geometria, principi universali e dolori individuali. Il protagonista di questo drammatico sketch è un essere assetato che non può raggiungere il bicchiere posto, accanto a lui, sul comodino; e intanto, a lavorare su di lui, è la crudele legge di causa ed effetto, che costringe il ciclo vitale ad andare sempre e comunque avanti, incurante del destino delle singole creature.
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