Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film
La concordia è simmetria e fusione, il contrasto è uno sfibrante gioco di rimbalzi, che termina con la disgregazione e la perdita delle identità dei contendenti. Dialogo appassionato, Dialogo estenuante, Dialogo eterno sono i titoli dei tre segmenti in cui è suddiviso questo cortometraggio, in cui la figura umana, ridotta ad una testa in movimento, è un essere multiforme che interagisce in vario modo con i suoi simili, ma sempre passando attraverso lo scambio di materia: quest’ultima può essere una parte del corpo, come nell’amore sensuale, oppure un oggetto che diviene un’arma, come nelle guerre. La persona è sempre formata di due componenti, una sostanziale, l’altra strumentale, ed entrambe possono essere usate per esprimere complicità o rivalità: il primo episodio mostra che la carne si può donare, come nel rapporto sessuale, oppure ci si può giocare a palle di neve, non appena l’incanto cessa; il secondo ci ricorda che l’intesa di coppia è sempre basata su un abbinamento di funzioni attinenti e complementari (come quelle prodotte dai connubi spazzolino-dentifricio, scarpa-stringa, matita-temperino), le quali, al comparire del primo sfasamento, si trasformano in combinazioni micidiali. Il danno è reciproco, ed innesca un circolo vizioso da cui non è più possibile uscire: la ciclicità dell’esistenza, che in Svankmajer assume un carattere tragico ed inesorabile, si traduce in questo caso in una sorta di morra cinese, in cui, ad ogni mano, c’è sempre un vincitore che fagocita il perdente, salvo essere a sua volta divorato al turno successivo. Nel terzo episodio, i classici ruoli di forbici, carta e sasso sono assunti da tre personaggi i cui volti sono composti, nell’ordine, da attrezzi da cucina, cibi e articoli di cancelleria. Tre teste si attaccano e si sminuzzano a vicenda, a ripetizione, fino a ridursi ad un tritume indifferenziato, che non permette più di distinguerle. La sintesi, ancora una volta, è la negazione della vita, la morte dell’evoluzione, la fine del mondo capace di creare novità. Dimensions of Dialogue è un conciso saggio allegorico sull’uomo come essere sociale, che, purtroppo, riesce solo temporaneamente a fare, delle sue capacità comunicative, un veicolo di crescita comune.
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