Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film
Il mondo sotterraneo di Jan Svankmajer è il regno misterioso in cui Lewis Carroll incontra Edgar Allan Poe: è in questa intersezione che si colloca la storia di The Pit, The Pendulum and Hope, che prende il via da un pozzo e da un pendolo, per poi svilupparsi in un labirinto di cunicoli come nella favola di Alice. Ed è sempre nel crocevia tra le atmosfere oniriche da paese delle meraviglie e gli incubi notturni popolati di creature inquietanti che trova posto anche la storia di Down to the Cellar, un breve racconto horror per bambini, in cui una ragazzina con le trecce si addentra nel buio corridoio di una cantina, per scoprirvi strane creature ed oggetti viventi. A presiedere alla sinistra magia del luogo provvede il gatto nero dell’omonimo racconto di Poe, mentre anche De Sade fa capolino nelle figure dell’uomo e della donna che si beano di usare il carbone al posto dei lenzuoli per il letto e della farina per l’impasto dei biscotti. Tutto il resto è ordinaria amministrazione: scarpe con bocca e denti, cassapanche dispettose, patate semoventi, bidoni e secchi che camminano, pale e pezzi di legno che sfidano la forza di gravità. La mongolfiera della fantasia, sia pur inizialmente gonfia di aspettative e di tensione, si affloscia troppo presto su una frettolosa rassegna del già visto. Non c’è il tempo di dar respiro alla magia, che si arena improvvisamente su un’apparente mancanza di idee. Ciò che resta è solo l’inconfondibile impronta di uno stile, che, però, in questo caso, è poco più che una approssimativa stampigliatura su un’opera che sa tanto di incompiuto.
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