Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film
Il luogo chiuso è, per Jan Svankmajer, la sede esclusiva ed appartata di un’avventura metafisica. È il teatro, per lo più spoglio, che accoglie la rappresentazione allegorica di una teoria sull’esistenza, oppure di una condizione umana, o anche di un genere narrativo. In questo cortometraggio, l’edificio abbandonato, in cui, clandestinamente, un uomo va ad abitare per una settimana, ospita quella che sembra una rassegna di varianti sul tema del racconto horror. I quadri animati, che scandiscono i giorni di quella strana vacanza, ripropongono la consueta commistione tra il mondo animale e quello meccanico, tra le sostanze alimentari e gli attrezzi da lavoro: però, questa volta, le storie non ambiscono, come in altre opere, a descrivere l’andamento ciclico della vita naturale, perché il loro campo d’azione è ristretto a situazioni molto particolari, a drammi che riguardano singole isolate coppie di vittima e carnefice. Il tratto comune è la fantasia applicata alla crudeltà, in un gioco sempre sottile ed originale, basato su armi assolutamente non convenzionali (tubi di gomma, masse di creta, fili di ferro). In esso la carne interpreta il ruolo della materia fragile e sporca, che va incontro alla distruzione attraverso manifestazioni poco nobili e molto antiestetiche, come avviene in ogni pellicola splatter degna di tal nome. Dallo spettacolo è bandita ogni forma di bellezza, perché a dominare la scena è un onnipresente e multiforme spirito maligno, che sopprime in modo orribile ogni essere vivente. Viene spontaneo il collegamento con il classico tema delle case infestate (per altro già presente in The Flat): questo, però, nell’astrazione di Svankmajer, è privato di ogni connotazione pseudoreligiosa o esoterica, e ricondotto ad una concezione puramente materialistica dei processi (sopran)naturali: una visione che rispetta esplicitamente i principi di conservazione (nulla scompare, tutto si trasforma, come il piccione, che diventa un corpicino spennato accompagnato da un mucchietto di piume). I fenomeni che accadono possono sembrare strani, però rispondono a leggi ben precise: forse è questo uno dei capisaldi dell’arte di Svankmajer, che realizza l’elemento surreale come il prodotto di un mestiere manuale, ma di concetto, in un’armonica fusione di razionalità e magia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta