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Extreme - Circuito Chiuso

Regia di Giorgio Amato vedi scheda film

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La recensione su Extreme - Circuito Chiuso

di maghella
8 stelle

Claudia e il suo amico Daniele sono convinti che il misterioso David De Santis sia coinvolto nella sparizione della loro amica Francesca. Si introducono così nella sua casa per installare una serie di camere a circuito chiuso per spiarlo a sua insaputa.
 
Un mockumentary, che utilizza inquadrature fisse per seguire nell'arco di cinque giorni la vita di un ipotetico serial Killer all'interno della sua abitazione.
Una volta fissate le macchine a circuito chiuso (una all'ingresso cucina-tinello, una in bagno, una in camera da letto, una nel seminterrato, una nel giardino) la vita di David De Santis appare alquanto monotona e ripetitiva, tanto che Daniele comincia a pensare che i sospetti di Claudia siano infondati o per lo meno esagerati. De Santis esce la mattina presto per andare al suo lavoro come giardiniere, rientra tardi, mangia pizze surgelate e guarda la tv.
De Santis ha messo un annuncio sul giornale dove cerca una baby sitter (annuncio al quale ha risposto Francesca prima di sparire, per questo Claudia ha cominciato le sue ricerche da lì). Un paio di colloqui “movimentano” le giornate di De Santis, la prima signora che si presenta è di mezza età, De Santis la liquida in modo garbato. La seconda è una studentessa universitaria russa, alla quale De Santis rivolge attenzioni più personali, la ragazza infastidita se ne và.
Da questi colloqui pare che De Santis abbia una moglie con un bimbo di tre anni che lo devono raggiungere il giorno seguente, ma non arriva mai nessuna moglie e nessun bambino. Una prostituta viene contattata nella seconda notte, passa un paio di ore con lui e se ne và. Un pizza surgelata, tv, doccia, la mattina seguente nuovamente a lavoro.
 
Le riprese del film sono ovviamente tutte fisse, i personaggi si muovono, lo spettatore spia la vita di un uomo apparentemente normale e forse anche noioso.
 
Claudia e Daniele continuano a entrare in casa di De Santis per controllare le cineprese, il terzo giorno mentre scavalcano la finestra, Daniele cade e si rompe una gamba... Claudia è costretta a rubare le chiavi di casa per poter uscire e portare l'amico in salvo.
 
Dal terzo giorno la vita di De Santis cambia. Una terza studentessa risponde all'annuncio e si presenta al presunto colloquio per il lavoro. La ragazza è molto carina e De Santis mostra il suo lato di orco.
Se fino a questo punto il film mostrava la ripetitività di una vita squallida, ora improvvisamente mostra quello che solo si era intuito da qualche indizio spiato durante le riprese.
L'orco è entrato in azione, la vittima ha il destino segnato, anche perchè il film che è fatto sotto forma di documentario, è provvisto di schede tecniche su ogni personaggio che entra in scena, con tutti i dati anagrafici e il ruolo che hanno nell'inchiesta, anche se sono decedute e quando.
Giorgio Amato scrive e dirige il suo primo film, utilizzando tecniche già conosciute e apprezzate nel genere horror, ma avvalendosi di una storia avvincente, quasi un reality show per Serial Killer, dove si conosce già chi ha vinto.
 
La quotidianeità, la banalità, la “bonarietà” di David De Santis appare agghiacciante, è quasi l'aspetto più pauroso della storia, la freddezza con cui riesce non solo a uccidere è anche quella che gli permette di non commettere mai errori, di poterla fare franca sempre.
 
Uccidere, mangiare una pizza hanno lo stesso valore (tanto che i resti delle vittime sono messi proprio nel congelatore pieno di pizze surgelate), gli atti sessuali hanno poco di morboso o eccitante, sono alquanto meccanici, quasi poco soddisfacenti. Il gusto principale sembra quello di adescare la vittima, di farla arrivare sino a casa come una prostituta, per poi continuare a giocarci una volta uccise.
 
Alcune scene sono forse un poco forzate, è il primo film di Amato, qualche leggerezza nel racconto c'è, ma del tutto perdonabile a favore di una buona regia, di una recitazione dignitosa, di buoni effetti speciali e trucchi (Sergio Stivaletti non è proprio l'ultimo degli specialisti in questo campo).
Davvero bravo Stefano Fregni nella parte dell'Orco David De Santis (“il mostro di Torre Gaia”), una padronanza strepitosa per un personaggio dalle tante sfumature, mai un primo piano, un fisico imponente messo più volte a nudo, un distacco emotivo dalle vicende gli davano quella freddezza necessaria a renderlo davvero un Serial Killer crudele e credibile.
 
Giorgio Amato e il suo aiuto regista Marco Fagnocchi si relegano una piccola parte come carabinieri alla fine. Tutto il film è girato come fosse l'opera di una inchiesta dei carabinieri, il finale lascia l'amaro in bocca e un senso di fastidio proprio come quando si seguono i fatti di cronaca vera che troppo spesso alimentano le notizie degli ultimi anni.
 
Curiosità: il fonico di seconda unità è Gionata Zarantonello, il regista de “La stanza delle farfalle”.
Prodotto dai Manetti Bros, che spesso sono stati i mecenati di giovani registi di un genere che in Italia viene delegato a produzioni di basso costo.

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