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Sympathy for Delicious

Regia di Mark Ruffalo vedi scheda film

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La recensione su Sympathy for Delicious

di alan smithee
6 stelle

L’esordio alla regia da parte di un attore è un momento spesso interessante e delicato in cui l’interprete manifesta l’urgenza o il desiderio di andare oltre l’essere ripreso sempre e solo passivamente, soggiacendo inevitabilmente a regole, a sguardi e punti di vista altrui. E’ dunque interessante verificare come un attore, dal suo piedistallo privilegiato ideale per attingere ai segreti di una regia spesso lasciata alle singole e spesso notevoli capacità ed intuizioni individuali, sappia contribuire a costruirsi un suo stile, un suo percorso anche al di fuori della sola interpretazione.

Pochi anni orsono è stato il momento di Marc Ruffalo, per un esordio al momento isolato, forse per gli impegni che affollano il carnet di partecipazioni a produzioni spesso di ampio budget da parte del nuovo volto di Hulk nelle produzioni milionarie della Marvel.

La ricerca di un lancio definitivo da parte di un gruppo musicale piuttosto alternativo per opera di una scaltra e dinamica manager bionda (Laura Linney) fa si che le strade dei bizzarri artisti punk/metallari (capitanati da Juliette Lewis e Orlando Bloom) si incrocino con quelle di un DJ un tempo noto ed apprezzato, conosciuto come Delicious, ma ora in disgrazia anche a causa  anche di un incidente che gli ha reso impossibile l’uso degli arti inferiori, impossibilitandolo anche fisicamente all’esercizio di quel suo ruolo ove l’immagine assume ruoli predominanti o almeno fondamentali.

Visto con diffidenza da buona parte dei membri del gruppo, il dj scopre anche di possedere delle esclusive doti terapeutiche nelle mani, che consentono addirittura di assicurare guarigioni ad altri infermi o claudicanti col suo stesso problema. Tali poteri purtroppo non si rivelano efficaci su se stesso e l’amarezza di non riuscire a trovare una soluzione al suo problema diviene un cruccio ulteriore che si aggiunge al fatto di venir presto considerato un messia da parte di una folla di diseredati, che accorrono al suo capezzale grazie anche all’interessamento di un dinamico prete che presiede una organizzazione di pronto intervento per i senza tetto (Ruffalo medesimo). Ma da messia a imbroglione la strada trova presto una via di congiunzione, facendo si che al protagonista spetti una condanna certo ingiusta ma anche formativa.

Operina drammatica ma anche carina e gradevole, favola moderna dolceamara come  avviene in tanti esordi di celebrità, anche recenti (vedi il medio ma piacevole e altrettando melomane "Quartet" di Hoffman), il film punta all’introspezione e alla descrizione spesso intima degli stati d’animo e delle emozioni che ci condizionano l’esistenza. “Delicious”, sceneggiato senza infamia dallo stesso protagonista, l’efficace Christopher Thornton, rappresenta un esordio dignitoso ma certo non superbo e dirompente da parte del pur bravo attore Ruffalo, che almeno per il momento non riusciamo a capire se possa in futuro assicurarsi un avvenire di rilievo dietro la macchina da presa.

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