Regia di Gilles Paquet-Brenner vedi scheda film
Le prediche antiabortiste sono fuori luogo e le incongruenze spuntano da ogni dove.
Un romanzo di Tatiana De Rosnay, adattato da Gilles Paquet-Brenner e Serge Joncour, è debole occasione per un film (l'ennesimo sulla shoah) che non riesce a trovare una decisa ragion d'essere. Infatti, nonostante sia evidente l'impegno da parte degli attori (specie di Kristin Scott Thomas, protagonista), La chiave di Sara è melodrammatico più che passionale, dato che tende a infinocchiare lo spettatore con buoni sentimenti zuccherosi a buon mercato (si veda il triste rinvenimento del corpo del fratello), piazzati ad hoc per turlupinare chi ha la lacrima facile. Declassa, inoltre, i funesti eventi storici esplicati a semplice innesco della poco interessante vicenda nel presente, che tutto sommato risulta collegata sempre meno a quella passata. La regia di Paquet-Brenner è decorosa; purtroppo, però, le prediche antiabortiste sono fuori luogo e le incongruenze spuntano da ogni dove (nessuno dei condomini si accorge del cadavere del ragazzino, pur percependone l'acre odore), senonché la vitale Mélusine Mayance, interprete di Sarah (personaggio che nell'errato titolo italiano manca dell'acca), è apprezzabile, diversamente da un tronfio Frédéric Pierrot. Sullo stesso argomento – il Rastrellamento nazista del Velodromo d'inverno – è comunque preferibile Vento di primavera, contemporaneo a questo. Non detestabile, ma non convincente.
Musica di Max Richter.
Film APPENA PASSABILE (5) — Bollino VERDE
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