Regia di Gilles Paquet-Brenner vedi scheda film
E'curioso che dopo essere stato praticamente ignorato per tanto tempo, il rastrellamento di 13 mila ebrei avvenuto il 16 luglio del 1942 sia stato oggetto di ben due film usciti negli ultimi tempi: Vento di primavera( La Rafle di Roselyne Bosche) e questo.
Impossibile igonorare pellicole che raccontano un episodio tanto doloroso, come del resto è doverosa l'attenzione per tutto quello che viene fatto per mantenere vivo il ricordo.
La chiave di Sara procede in realtà su un doppio binario narrativo e temporale:da un lato la storia della piccola Sara che per non farlo portar via dai nazisti assieme a lei e alla madre chiude il fratellino nell'armadio di casa .
Dall'altro la vicenda di Julia Jarmond, giornalista che vive da venti anni a Parigi.
In una delle sue ricerche per un articolo scopre che la casa dove si andrebbe a trasferire col marito potrebbe essere stata la casa di Sara e la sua famiglia.
Il film segue in parallelo le due vicende unito dalla ricerca di Julia che si appassiona alla vicenda della piccola Sara e del suo fratellino perchè non li trova in nessuna lista di vittime dei campi di concentramento.
Credo che sia inevitabile che l'emozione per quello che si sta raccontando tracimi ,anche involontariamente e il film di Gilles Paquet -Brenner non fa eccezione.
Accanto a sequenze in cui il dolore si fa palpabile ma diventa grimaldello emotivo forse troppo pressante, ci sono sequenze assolutamente pleonastiche, sicuramente di grande impatto estetico ma decisamente fuori contesto.
La storia di Julia è invece un melting pot di svariati argomenti oltre a quello della Shoah: l'unità familiare, l'aborto, la conoscenza doverosa di quel capitolo di storia infamante che sembra sfuggire alle giovani leve che seguono nel suo lavoro la giornalista.
I suoi racconti diventano didattici dando al film un intento didascalico certamente alieno alle intenzioni dell'autore.
Ma ormai il danno è fatto.
La parte del film legata al presente pur illuminata dalla magnetica presenza di Kristin Scott Thomas,bravissima come al solito a sfumare la sua parte, è di fatto zavorrata dalle intenzioni seppur nobili di ravvivare il ricordo e anche la parte legata alla deriva sentimentale personale di Julia appare non proprio ispirata.
A questo punto meglio concentrarsi sul film nel film ambientato nel passato, con la piccola Sara animata quasi da forza sovraumana che riesce a tornare alla sua vecchia casa aiutata a dir la verità da un po' troppe coincidenze.
Purtroppo per noi il film idealmente si chiude quando l'armadio si apre.
Tutto il resto è superfluo.
Però basta rafforzare il ricordo.
(bradipofilms.blogspot.com)
non calibratissima
sempre all'altezza
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