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La chiave di Sara

Regia di Gilles Paquet-Brenner vedi scheda film

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La recensione su La chiave di Sara

di lorenzodg
6 stelle

La chiave di Sara” (Elle s’appelait Sarah, 2010) è il secondo lungometraggio del regista francese Gilles Paquet-Brenner.
Una pellicola che ritorna sul rastrellamento del Vélodrom d’Hiver (dopo il film di Raselyne Bosch “Vento di primavera” –La rafle– sempre dello stesso anno: almeno in Italia hanno seguito quest’ordine di uscita). Siamo nell’estate del 1942 tra il 15 e il 16 luglio quando la polizia francese (in accordo con lo Stato maggiore nazista) deporta migliaia di ebrei (di cui la maggior parte bambini) nel Velodromo. In una Parigi occupata nessuno conosce (o fa finta di conoscere) la tragedia immane di centinaia di famiglie che vivono la loro vita rinchiusa dentro la stessa città. Poi la deportazione (dopo poco tempo) presso il campo di Beaune-la-Rolande e da lì moltissimi vengono portati ad Auschwitz (dove non troveranno mai la strada di ritorno).
“La chiave di Sara” opera la ricostruzione dell’episodio tramite l’indagine-racconto di Julia Jarmond (Kristin Scott Thomas) una giornalista newyorkese che da vent’anni vive a Parigi. La redazione per cui lavora sa poco di questa tragedia (o almeno molti non conoscono l’entità dello stesso rastrellamento) e lei si ostina a chiedersi il perché del coinvolgimento di tanti minorenni e lungo il suo itinerario incrocia la storia di Sarah (Mélusine Mayance): una bambina che viene portata a Beaune (con padre e madre) e che fugge dal campo (aiutata da un poliziotto) insieme ad un’altra coetanea per ritrovare il fratellino lasciato nella sua casa parigina rinchiuso dentro un armadio a muro da lei stessa per essere salvato dal rastrellamento. La sua chiave per aprire l’abbraccio col suo familiare porterà Sarah a varie vicissitudini.
Il film si snoda in accadimenti temporali tra il 1942 e il 2009: gli avvenimenti di Sara bambina e della giornalista che insegue i personaggi della storia si incontrano e si snodano in diversi ambienti e in modo asimmetrico. Julia capirà ben presto che la storia della bambina è anche la storia di un paese e, ancor di più, della (sua) famiglia trapiantata in Europa.
La pellicola nella prima parte è riuscita (in parte) e gli intenti scarni di racconto diventano attenzioni particolareggiate con immagini da ricordare (l’appartamento di Sara, la mano e la sua chiave, la fuga nel campo di grano, il rapporto con la sua amica) che, tuttavia, cadano in un facile movimento di inquadratura e in un chiaroscuro narrativo poco incisivo.
Sicuramente meno da commentare (e ricordare) l’ultima parte quando la sceneggiatura tende a chiudere un cerchio di facile presa e la cadenza retorica (non eccelsa) favorisce un finale sicuramente con emozioni scontate.
Si deve aggiungere che i personaggi  sono ben delineati pur con qualche limite del racconto. L’ambientazione ha dei momenti toccanti che sfiorano una morale ben precisa e alquanto diretta.
Kristin Scott Thomas è nella parte; M. Mayance (Sarah da bambina) riesce a coinvolgere.
Il film è tratto dal libro di Tatiana de Rosnay e non si discosta molto (da quel che leggo) dallo stesso. Resta indubbio comunque che il cinema francese si pone alcune questioni storiche e ricava pellicole dignitose e (almeno) parimenti non televisive.
La regia è discreta ma la sceneggiatura (dello stesso regista con Serge Joncour) non aiuta completamente l’evolversi della storia (un regista può anche discostarsi da un testo adoperando meccanismi cinematografici opportuni e non di facile presa rispetto ad un avvenimento così tragico).
Voto: 6½.
 
 

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Ultimi commenti

  1. yume
    di yume

    Concordo sui difetti che lo rendono un film mediocre, soprattutto su un tema, la Shoah, sul quale, dopo Lanzmann e Resnais (con pochissime altre nobili eccezioni) é arduo confrontarsi, forse sarebbe meglio tacere. Ciao

  2. lorenzodg
    di lorenzodg

    Grazie del commento. Il giudizio personale tende a 'premiare' una prima parte girata abbastanza bene. Certo l'argomento è sempre arduo da affrontare. Ciao.

    1. claudio1959
      di claudio1959

      Apprezzo molto il tuo giudizio personale

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