Regia di Giancarlo Scarchilli vedi scheda film
«L’attore è il corpo attraverso il quale passano le grandi storie del cervello e del cuore; e dell’idea. È corpo, va sottolineato: è un mestiere fisico». È Vittorio che si racconta, rubato ai palcoscenici, agli spettacoli, ai set, ai film, alle rivoluzionarie trasmissioni televisive di cui fu clamorosamente mattatore. Ma lo raccontano anche gli amici e i colleghi (Fellini, Cardinale, Monicelli, Scola, Risi, Virzì, Luchetti...), con il figlio Alessandro a legare le varie tappe della sua straordinaria, vitale, veemente, multiforme, strepitosa carriera. Il segreto della sua inconfondibile voce (frutto di un duro e maniacale lavoro di costruzione, necessario per eliminare i “falsetti” della gioventù), le confessioni (l’esilarante incipit, il perché della depressione che lo attanagliò nella terza età...), i filmetti privati a Casa Cristaldi e a Villa Marzotto (un bacio all’amico fraterno Adolfo Celi, un sorriso a Stefania Sandrelli...), in un’atmosfera dove si comprendono i motivi dell’immensa stagione del cinema italiano degli anni 50 e 60 (un mondo aperto, dove i pittori e i poeti usavano incontrarsi con i registi e gli attori). «È bene ricordare» sottolinea Sergio Castellitto (il contributo più intenso e interessante). «Un grande attore è come un libro, è come un quadro, è un patrimonio artistico di una cultura. In questo senso Vittorio Gassman è un monumento. La memoria che si deve avere di questi uomini è una memoria che va tenuta sveglia. Perché il corpo dell’attore è un pezzo della cultura di un Paese. È testo».
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