Regia di Giancarlo Scarchilli vedi scheda film
A dieci anni dalla morte uno dei più grandi attori italiani di tutti i tempi ("il più grande", sentenzia il figlio Alessandro, che nell'accompagnarci in questo viaggio ammette di essere di parte), Vittorio Gassman viene ricordato con un documentario molto classico, che si sviluppa cronologicamente alternando le testimonianze di chi lo ha conosciuto con i ritagli d'epoca. Ne emerge il quadro di un mattatore insaziabile, atletico, dal fisico prestante (iniziò con la pallacanestro), paradossalmente timido e riflessivo, fulminato - dopo l'iniziale spinta materna - dal teatro e in particolare dalla figura di Edmund Kean, figura luciferina e istrionica che si adatta perfettamente a quello che Gassman fu sui set cinematografici. Passano così in rassegna le immagini dei primi ruoli da cattivo, i virtuosismi atletici, la svolta nel genere comico arrivata con Monicelli, i ritagli di teatro shakespeariano e la televisione, le mattate di Canzonissima, ma anche qualche sprazzo del privato, condito da molte donne, qualche moglie e quattro figli, dalla depressione. Rispetto ai molti omaggi ai grandi del cinema che ci hanno lasciato e che abbiamo potuto vedere negli ultimi anni, il film di Scarchilli rimane una spanna sotto il magnifico documentario dedicato a Volontè (Gian Maria Volontè: un attore "contro"), ma supera certamente tanto quello su Mastroianni (Marcello, una vita dolce) che quello su Tognazzi (Ugo Tognazzi. Ritratto di mio padre).
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