Regia di Brad Bird vedi scheda film
La vera mission impossible per Tom Cruise è piacere al prossimo [leggere per (non) credere tutte le varie interviste rilasciate da chi di volta in volta lavora con lui: attori, registi, stuntmen, addetti al catering, alle pulizie, agli effetti speciali - tutti assieme addetti all’esaltazione dell’uomo/professionista Cruise, manco fosse il nuovo messia. Beh, se anche lo fosse, non voglio essere salvato. Grazie.].
O di risultare (almeno un po’) credibile nel ruolo di un superagente supersegreto supereroe.
Missione impossibile. Fallita.
Ma il film non è solo lui (davvero?!?). Ci si può passare sopra.
E passiamoci sopra (si potrebbe iniziare dalla faccia …).
Com'è il resto? In un solo aggettivo: mosciocconvulso.
Alla regia c’è il Brad Bird di Ratatouille e Gli Incredibili. Quarto cambio al quarto capitolo della saga. Par quasi che abbandonino per sfinimento. Anche se c’è da registrare che il precedente, J.J. Abrams, imprime fortemente il suo marchio in quanto di Mission: Impossible - Protocollo Fantasma è il produttore, ma non solo, avendo affidato diversi ruoli ai soliti noti, fidi membri del suo “cerchio magico”. Troviamo infatti Michael Giacchino autore della colonna sonora (discreto lavoro ma non particolarmente ispirato) e gli sceneggiatori Andrè Nemec e Josh Appelbaum.
Proprio lo script partecipa attivamente e distruttivamente alla non riuscita della pellicola. Chiaramente trattandosi di un prodotto meramente commerciale, d’intrattenimento, che ha altresì coordinate ben delimitate, si deve giocoforza sottostare alle “regole” del gioco, non si può esigere che non sia ciò che, per costituzione e destinazione, è: un blockbuster d’azione.
Ciò detto, ci sono diversi fattori che incidono pesantemente in maniera negativa: un cattivo, Kurt Hendricks alias Cobalt (il Michael Nyqvist della serie Millennium), scarsamente definito e soprattutto poco interessante; alcuni dei comprimari buttati lì a casaccio e descritti approssimativamente (e anche senza inventiva, vedasi sia il personaggio di Jeremy Renner, alle prese con sensi di colpa, e quello di Paula Patton, determinata a vendicarsi di chi ha ferito il suo amore); un assurdo assortimento di trovate e scene che più che far storcere il naso fanno storcere i neuroni che prima s’agitano schizzati poi si ritirano in un eremo inaccessibile. Qualche esempio: perché quando Pegg e Cruise scappano dal Cremlino prendono strade diverse? Il primo lo si trova poco dopo integro e come niente fosse avvenuto; l’altro si complica le cose e scampa a malapena all’esplosione (dal poliziotto russo s’apprenderà che "è vivo per miracolo") finendo in ospedale tenuto a guardia (insomma …) dai truci (ma non nemici, eh!) agenti sovietici. Gli stessi che poi senza tanti complimenti ma con tante pallottole ammazzeranno il Segretario dell’IMF che se ne va in giro per Mosca come un qualsiasi turista. E che dire dell’inseguimento nel bel mezzo di una tempesta di sabbia? Il “giovane” e scattante Ethan Hunt che non riesce a star dietro a (quello che si rivelerà essere) Cobalt, anzianotto e parecchio sovrappeso …
Complessivamente, quindi, un lavoro non ben curato, sbrigativo.
A ciò contribuisce, in “armonia”, Brad Bird che “cartoonizza” esageratamente il protagonista, al quale fa prendere botte d’ogni tipo ed entità (si scrive Ethan Hunt ma si legge Iron Man), con dei “voli” (certo non di fantasia) impossibili. Bisogna andare sempre più in alto. Solo che poi si fa la fine di Icaro.
Il risultato è che le scene di azione o sono insensate o sono insulse e barbose. Quando non copiate: l’acrobatica “caduta” senza toccar terra di Renner somiglia troppo a quella famosissima di Cruise del primo Mission: Impossible. Ma De Palma è di un altro pianeta (pianeta grandi registi).
Per fortuna, almeno, ci viene risparmiato il 3D, ma è una magra consolazione.
Il ritmo è alto, le musiche “pompano” e accompagnano il giusto, ma questa quarta puntata non riesce ad avvincere, non conquista. Tutt’al più si sogghigna. O strappa qualche sorriso grazie a quel geniaccio irresistibile di Simon Pegg. Quasi quasi ci s’aspettava (si sperava) che da un momento all’altro potesse entrare in azione il suo degno compare Nick Frost. Allora sì che ci sarebbe stato di che divertirsi. Però sarebbe stato un altro film (molto ma molto meglio).
Tra gli altri interpreti da segnalare la “pupa” Paula Patton, che forse non avrà grandi doti recitative ma è straordinariamente bella, se non altro ha un suo perché (più di uno, a onor del vero …). Il suo duello con Lèa Seydoux (l’assassina Sabine Moreau), poteva (e doveva) essere realizzato più efficacemente. Con quel “materiale” incandescente … che spreco.
A proposito di sprechi, un altro, incomprensibile, è Josh Holloway (il Sawyer di Lost) che apre il film e schiatta subito. Peccato, la sua faccia meritava più spazio. Per non parlare del grande Tom Wilkinson (il Segretario).
Jeremy Renner, la cui presenza appare non ben giustificata e solo strumentale, è certamente (e facilmente) più bravo di Cruise, di cui è, ovviamente, al servizio.
Tutti i personaggi, comunque, chi più chi meno, sono scritti abbastanza male, spesso privi di reale interesse ed esclusivamente subordinati alle gesta supereroesti(ti)che del pupazzo di gomma Ethan Hunt, che mai s’infrange ma d’idiozie c’infanga.
Il finale, con tanto di riunione della serie “volemose bene” e di spiegazioni non richieste, è inutile e posticcio, e riserva le apparizioni a sorpresa (ma che sorpresa!) del soppressato Luther Stickell (Ving Rhames) e della spaesata moglie di Hunt (Michelle Monaghan).
Il seguito, l'ennesimo, è dietro l’angolo.
A meno che non intervenga qualcuno da lassù in alto (o da laggiù in basso, fate voi) a decretare il Protocollo Fantasma.
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