Regia di Costa-Gavras vedi scheda film
Vincitore di un Orso d'Oro a Berlino, il film del greco Costa-Gavras è un thriller processuale che rievoca i crimini più nefandi perpetrati sugli ebrei durante l'Olocausto ed è una riflessione sulla colpa individuale in un contesto familiare e apparentemente sereno. Sceneggiato da Joe Esztheras, che pochi anni dopo sarebbe divenuto famoso per lo script di "Basic instinct", il film è stato poco considerato dalla critica americana nonostante il prestigioso riconoscimento berlinese: sicuramente non è un capolavoro, anche a causa di una certa meccanicità della struttura, ma non merita neppure di essere troppo sminuito, perché affronta tematiche spinose senza scadere nel plateale e mantenendo una certa pregnanza emotiva. In particolare, il colpo di scena finale è stato da alcuni ritenuto troppo prevedibile, ma a me, invece, sembra il modo più convincente in cui si poteva concludere questa storia. Nel cast spicca una Jessica Lange in versione mora, intensa al punto giusto in un ruolo in cui non deve contare troppo sul suo fascino fisico (e si aggiudica una meritata nomination all'Oscar), affiancata dall'anziano Armin Mueller Stahl nel ruolo del padre, particolarmente difficile perché tutto giocato sull'ambiguità. Suggestive le riprese di Budapest nella parte che precede il finale. Probabilmente non è uno dei film più significativi nella carriera del regista di "Missing" e "Z, l'orgia del potere", ma nell'ambito del cinema sull'Olocausto riesce comunque a non sfigurare.
voto 7/10
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