Trama
Per portare a termine un'inchiesta sul preoccupante dilagare del fenomeno della prostituzione nell'ambiente liceale e universitario, la giornalista Anne (Juliette Binoche) entra in contatto diretto con Alicija e Charlotte, due studentesse di modeste origini, che vendono il loro corpo. Ma, anziché ritrovarsi di fronte al contesto di miseria e povertà che si era immaginato, Anne è immersa in un universo fatto di arrivismo e potere, in cui le vittime non sono le giovani donne ma i loro clienti, finendo per esserne influenzata.
Approfondimento
DONNE OGGETTO?
Le cronache dei quotidiani riportano spesso notizie di giovani ragazze che, per reperire i soldi necessari al completamento dei loro studi, iniziano a vendere il proprio corpo. Si tratta di un fenomeno che, al di là delle scelte individuali, si riflette sul resto della società per le implicazioni che comporta. Senza voler dare alcun giudizio, la regista Malgorzata Szumowska e la sceneggiatrice Tine Byrckel si sono chieste che significato attribuire a queste moderne forme di prostituzione e come concepirle: si tratta di una conquista dell'indipendenza femminile o, al contrario, rappresenta una involuzione, un passo indietro rispetto alle lotte che le donne per anni hanno combattuto contro il maschilismo imperante? Consapevoli che la risposta avrebbe disturbato e, di conseguenza, allontanato l'universo maschile, insieme hanno cercato una risposta che prendesse le distanze dalla figura della donna-oggetto.
L'idea di partenza era quella di realizzare un film che intersecasse vari racconti di giovani prostitute con un giorno nella vita della giornalista Anne, interpretata da Juliette Binoche, intenta a preparare una cena, come nel romanzo "La signora Dalloway" di Virginia Woolf. Nonostante abbia una posizione sociale consolidata, Anne non si comporta diversamente dalle giovani prostitute: pur di guadagnare soldi è costretta ad accettare un sacco di compromessi e di situazioni che altrimenti non digerirebbe mai, come per esempio il preparare la cena per il capo di suo marito.
SCALATA AL CONSUMISMO
Per rendere più credibile e verosimile ogni situazione descritta, prima di terminare la sceneggiatura, Tine Byrckel ha chiesto aiuto alla documentarista e giornalista francese Hélène de Crécy, grazie alla quale ha incontrato diverse ragazze che avevano scelto di vendersi senza alcuna remora. A loro ha chiesto di descrivere la loro giornata media, dato che il lungometraggio si sarebbe sviluppato attraverso il resoconto di gesti e dialoghi che riflettessero il quotidiano andamento delle loro esistenze.
La regista, invece, ha voluto incontrare alcune delle giovani ragazze che, in Polonia, sono costrette a prostituirsi con i loro padroni di casa pur di pagare in qualche modo l'affitto, rimanendo colpita dalle risposte ottenute. Dai resoconti delle ragazze, tutte belle e intelligenti, non emergeva nessun elemento che potesse far pensare a una vita di squallore e costrizione ma, semmai, venivano fuori dettagliate descrizioni di esistenze piacevoli che assegnavano una connotazione quasi favolistica alla prostituzione, senza che mai fossero presenti segni di violenza e abusi o figure di protettori e trafficanti di droga, a cui i media fanno spesso riferimento. L'obiettivo di queste ragazze era chiaro sin dalle intenzioni: sfruttando il desiderio di amore di alcuni uomini, per loro deboli, stavano tentando la scalata sociale per allinearsi al frenetico consumismo delle società moderne. Prostituendosi, infatti, riuscivano a racimolare anche il denaro necessario ad acquistare tutti quegli oggetti, divenuti status symbol, che potevano ammirare nelle pagine patinate delle riviste femminili. Si trattava, in sintesi, di giovani donne affette da una sorta di raptus materiale, il cui imperativo era "voglio tutto e subito, senza sacrifici".
Note
Purtroppo il film di Malgoska Szumowska costeggia la realtà della mercificazione senza mai irrompere nella motivazione - che resta un’epidermica, didascalica ribellione a un’esistenza sacrificata -, e il tentativo di allontanarsi dal bigino sociale non diventa scavo psicologico della donna apparentemente realizzata. La Binoche è splendida, occhi che parlano incorniciati dai segni di un’età che sottolinea il carisma. Poco può contro un’opera pretenziosa, che limita i “disagi” della prostituzione all’uso improprio di un collo di bottiglia, e traccia parallelismi tra matrimonio e mercificazione con la matita grossa.
Trailer
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