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Rampart

Regia di Oren Moverman vedi scheda film

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La recensione su Rampart

di champagne1
7 stelle

Alla fine degli anni '90 nella divisione Rampart della Unità Anti-bande della Polizia di Los Angeles si svolsero tutta una serie di casi di corruzione e violenza per cui più di 70 agenti furono indagati per molteplici reati (dal bere alcool in servizio fino al pestaggio dei sospetti, oltre che la creazione di false prove per incastrare i sospetti, furto, trattamento di sostanze stupefacenti, rapina a mano armata e spergiuro): questa è storia e tutto ciò fu dimostrato dalle indagini e dal processo che si celebrò più di 10 anni dopo, partendo dalle testimonianze di un pentito.

In questo contesto opera il personaggio Dave Brown, reduce della guerra in Vietnam, poliziotto che più volte ha sorvolato sulle regole della legalità e che in una occasione viene colto da una telecamera mentre colpisce brutalmente un sospetto che lo aveva tamponato in macchina. La macchina prima mediatica e poi giudiziaria lo costringe a spese legali sempre più ingenti, mentre viene sospeso dal servizio. Ragion per cui egli cerca di recuperare denaro con metodi coercitivi e intimidazioni presso pregiudicati o commercianti.

Mentre la sua carriera va a rotoli, non meglio va la sua vita privata. Quella che formalmente egli ritiene la sua famiglia, una casa con due donne - fra loro sorelle - da ciascuna di cui egli ha avuto una figlia, da segni di sfaldamento proprio nel mentre della concentrazione dell'uomo nella vicenda giudiziaria...

Il regista Moverman mette in scena una storia dura e cruda, di taglio iper-realistico, con per protagonista un uomo per il quale è difficile provare alcun istinto di simpatia: narcisista, egocentrico, tenero solo con la figlia minore, spietato e autoritario con le mogli che tradisce regolarmente, nonché con una personale concezione di giustizia.

Eppure i personaggi cosiddetti buoni che lo circondano sono pieni di altrettante ambiguità ed egoismi personali, al punto che ci si domanda alla fine per chi sia lecito "tifare"...

Soggetto tratto da un lavoro di Ellroy (che già aveva dato al cinema LA confidential e Black Dalilah) in una specie di noir su un mondo corrotto dove nessuno è realmente innocente.

Grande prova di Woody Harrelson, che sa esibire non solo la protervia e la crudeltà del suo personaggio, ma anche le sue insicurezze profonde.

 

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