Regia di Oren Moverman vedi scheda film
a dave brown, veterano della polizia los angelina, non piace che la recluta che gira con lui, sprechi il cibo. dave brown è chiamato simpaticamente dai colleghi, e peggio dalla figlia maggiore, "lo stupratore", ma lui non gradisce, e in effetti..... dave brown vive con le due donne con le quali ha avuto due figlie. vivono da separati nella stessa casa, come se niente fosse anche se tutto è stato. dave brown già indagato per l'omicidio dello stupratore, da cui il soprannome, è un poliziotto violento e disonesto nella los angelse di fine anni 90 e la sua è una storia vera. dave è un uomo che ha costruito la sua esistenza sulla famiglia e su un'idea di odio generalizzato che lui dice non dipendere da razza, credo religioso e colore. sembra tutto perfetto, fino a quando non viene ripreso da una telecamera mentre pesta a sangue un uomo dopo che è stato coinvolto in un incidente stradale. da qui tutto il bel castello di carte che si era costruito attorno da bravo padre-padrone, gli crolla miseramente addosso e "le carte del castello" diventano cemento e terra. "rampart" è la parabola di un uomo che si ritrova a fare i conti con se stesso, ma non per pentimento, bensì perchè la società lo mette in condizione di doverlo fare. ipocritamente lo elegge a capro espiatorio di un metodo operativo in una città stato mentale, di cui suo malgrado è solo la punta di un iceberg disgraziatamente per lui ripreso da un mezzo d'accusa utilizzabile in tribunale. la sua personale discesa agli inferi tra gli angeli decaduti non ha arresto. la famiglia lo rifiuta e lo caccia. bel film, secco e implacabile con un'interpretazione monstre di un emaciato woody harrelson, aiutato e circondato da un parterre d'attori altrettanto monstre che va da sigourney weaver a robin right, da ben foster a ned beatty, da cinthya nixon ad una ritrovata anne heche. un film assolutamente da vedere con un'idea di regia sottomessa ma forte, a livello di strada e di bassifondi e un carattere di uomo irredento cui la bravura di harrelson non ti fa empatizzare.
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