Regia di Oren Moverman vedi scheda film
La sceneggiatura è scritta da James Ellroy insieme al regista, e infatti il film trasuda la poetica disincantata e malinconica del noir, bene espressa anche dalle atmosfere, che riprendono la solitudine silenziosa e le luci acide dei dipinti di Hopper, le stesse tinte e gli stessi contrasti eleganti dei film Wenders, o più recentemente di Refn. Il protagonista, invece, ricorda vagamente il De Niro tormentato di Taxi Driver, anche lui è reduce del Vietnam ma è poliziotto e non tassista. Dopo una carriera di violenze e soprusi un video lo coglie in uno dei soliti pestaggi e lo fa finire al centro di un'inchiesta, mentre le due ex mogli e le figlie con cui vive non lo vogliono più in casa. Sono proprio loro, esasperate dal suo comportamento, a descriverlo meglio: un uomo fuori dal suo tempo, razzista, egoista, misantropo, misogeno e omofobo. Woody Harrelson lo interpreta in modo inarrivabile, rendendone alla perfezione le contraddizioni, le debolezze e una rabbia repressa che a volte esplode, e ci riesce senza mai farlo cadere nel grottesco. Ma la sceneggiatura continua a creare tensione senza poi sfogarla, fino ad una conclusione scialba e inconcludente; e non è l'unica debolezza di una sceneggiatura lenta che aveva pretese sociopolitiche che non riesce ad argomentare. Anche la regia sembra indecisa, e in effetti è la seconda di Moverman; ha i suoi buoni momenti ma in un paio di occasioni impazzisce.
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