Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film
Mi riesce difficile esprimere un’opinione: questo film, di suo, vuole presentarsi come un film difficile, e dunque ognuno è costretto ai suoi sforzi: quello dell’autore di farsi piacere/capire, quello dello spettatore di capirlo ed eventualmente apprezzarlo. Fra parentesi: è di peso tutto il comparto musicale, dal titolo stesso al mestiere del protagonista (DJ), fino alla professione con cui è venuta alla ribalta l’attrice protagonista Vanessa Paradis (qui ottima anche in veste di attrice). Ma è di peso anche come la musica sia utilizzata a schegge, graffi, impertinenze e azzardi.
Come le immagini, d’altra parte: L’uomo del gin, i “fantasmi” che attraversano beffardamente le inquadrature solo per pochi fotogrammi, l’andirivieni caotico (troppo caotico) della datazione degli eventi.
E, parallelamente a tanta “spigolatura”, per lunga parte il film si sdraia (e si alterna) invece su una narrazione salottiera che, nell’intento di restare misteriogena a tutti i costi, finisce per indebolirsi ed a tratti annoiare.
Data poi la chiave risolutiva della vicenda, sia a livello interiore che a livello esteriore, affidata ad una concezione dell’esistenza spiritual/spiritistica che io personalmente aborro ed insieme ne rido profondamente, soffrendo per quanto profondamente la modernità dominante la dia oramai per scontata (colpa dei Beatles?), per pareggiare i conti con le mie intenzioni di farmi piacere questo che non è certo un brutto film provo ad affidarmi a:
1) musica. E qui Vallée va in gol già al primo minuto del primo tempo.
2) cast. Se non ci fosse di mezzo quel pesce morto di Kevin Parent che non gli fischiano un fuori gioco nemmeno dopo due VAR, grazie ad Hélène Florent e alla Paradis in testa, è tutto molto apprezzabile (bambini “up and down” inclusi)
3) quanto è difficile l’amore? Beh, allora qui zero a zero. Vallèe se la canta e se la suona, attacca in cinque e d’improvviso rilancia in contropiede, solo che è sempre e solo lui a giocare, c’è una squadra sola, e questo, ahimè lo si nota bene già dall’intervallo.
In sintesi: mi ritraggo dalla sincera intenzione di promuoverlo (un po’ mi dispiace che nessuno lo valuti sopra il sei). Riconosco la sufficienza agli sforzi, anche se non sarebbe stato altrettanto per il risultato.
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