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Le paludi della morte

Regia di Ami Canaan Mann vedi scheda film

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La recensione su Le paludi della morte

di bradipo68
6 stelle

Credo che il prossimo che farà ad Ami Canaan Mann qualche domanda su suo padre e su come cotanto padre possa averle trasmesso l'amore e il talento per il cinema, la poverina comincerà a sbavare come un cane idrofobo.
Per quanto mi riguarda il quesito che mi frullava in testa era questo: ma Ami è figlia d'arte o figlia di papà?
E' chiara la differenza tra le due figure, no? In una terra come la nostra abituata alle dinastie (leggasi figli di papà messi lì solo per il nome del genitore e non per talento specifico anche nel cinema) , credo che la distinzione sia poi ancora più facile da fare.
Quindi la piccola Ami riesce a fare film solo perchè alle sue spalle c'è papà Michael ( che tra l'altro produce) oppure perchè ha talento proprio che le ha permesso di esordire dietro la macchina da presa per un progetto importante come questo?
Naturalmente essere la figlia di Michael Mann facilita, apre porte che altrimenti resterebbero chiuse, ma la giovanotta dimostra che dell'immenso talento del padre qualcosa le è stato trasmesso, anche per osmosi.
Quindi opterei per figlia d'arte.
Chiaramente Le paludi della morte ( il solito scempio di un titolo originale molto più centrato ed evocativo, Texas Killing Fields) non è un capolavoro, è un film che per certi versi mette in risalto quanto ancora acerba sia Ami nel gestire un progetto complesso come questo, ma ci sono sprazzi che fanno ben sperare per il futuro.

 
Se dal punto di vista della messa in scena Ami Canaan Mann si dimostra piuttosto brava ( si vedano ad esempio le numerose, notevoli sequenze notturne  ) altrettanto non si può dire per l'organizzazione del materiale narrativo a disposizione , anche se bisogna riconoscere che la sceneggiatura di Donald F. Ferrarone ( poliziotto per quasi 30 anni a quanto ho letto ) è piuttosto lacunosa sia nella definizione dei personaggi che nella progressione dell'indagine .


Lo scheletro del film è infarcito di clichet: abbiamo così la solita coppia di poliziotti nel solito sudaticcio thriller d'ambientazione sudista che sono aiutati nell'indagine dell'omicidio di una ragazzina da una rossa detective , ex moglie di uno di loro, che sta indagando su un serial killer che sevizia le giovani ragazze sue vittime e le mutila prima di abbandonarle in una regione paludosa( i killing fields del titolo) che , guardacaso, è fuori della giurisdizione in cui lavorano gli altri due.
Uno penserebbe che è già troppa roba per essere verosimile eppure i fatti raccontati in questo film sono ispirati a eventi reali.
Ma noi non li conosciamo quindi occorre sottolineare quanto sia brava la Mann ad alimentare un clima di tensione facendoci vedere l'altra faccia dell'America ( che in tempi di crisi è sempre più sotto i riflettori), fatta di maltrattamenti ai ragazzini, spaccio di droga, omicidi seriali, prostituzione minorile e famiglie disfunzionali.
La regista sembra più interessata a questo discorso che all'indagine vera e propria.
Nota di merito per un cast notevole: nonostante lo scarsa attenzione allo sviluppo delle dinamiche  tra i vari personaggi  ( per esempio il rapporto tra il poliziotto e l'ex moglie) gli attori fanno egregiamente il loro ruolo, anche il mascellone Worthington che forse sta imaparando a recitare. Il migliore è il dolente Jeffrey Dean Morgan che ha sempre più la faccia di Javier Bardem, facendo sospettare che siano gemelli separati alla nascita.
A conti fatti Le paludi della morte è un film che vale soprattutto per quello che fa intravedere del talento di una giovane regista alla sua opera seconda , per le atmosfere e per le suggestioni evocate , per il resto non si distacca da un'aurea medi(ocri)età che non fa parte del vocabolario di  Michael Mann.
E non dovrebbe far parte neanche di quello della figlia.
Bordate di fischi ( ingenerosi ) a Venezia 2011 ma sicuramente è stato un errore presentare questo film, che ha ben poco di festivaliero, in concorso.
(bradipofilms.blogspot.it )

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