Regia di Ami Canaan Mann vedi scheda film
In un contesto sociale marcio e putrido come le paludi del titolo, un buon thriller senza eccessi dalla figlia del re del poliziesco moderno Michael Mann.
Non perfetto, ma dignitoso. Questo è il giudizio che darei a questa pellicola diretta dalla figlia di Michael Mann, e prodotta dal padre stesso. L'impronta del noto regista c'è tutta. Comunque, si notano una sensibilità e una prospettiva più femminili, e una minore durezza generale.
Un altro punto a favore, per quanto mi riguarda, è la non insistenza sui particolari truculenti, come sangue e amputazioni, nonostante l'argomento ne offriva il pretesto. Sono pochi i registi, oggi, che non amano mostrarli.
La ragazzina bionda finisce per essere la quasi protagonista di questa vicenda, come eterna preda sempre in pericolo, giovane virgulto di un ambiente corrotto e sporco, verminaio di perversioni e orrori assortiti.
Dei poliziotti, il più convincente mi è sembrato quello con la barba (Jeffrey Dean Morgan). L'attore ha una buona presenza scenica, e una carica di umanità sul volto che me lo ha reso simpatico.
Se la definizione dell'ambiente e dei personaggi è buona, ho ravvisato, invece, delle incertezze nello sviluppo della trama, la quale ha degli snodi un po' confusi. Non è molto chiaro, poi, quale sia il ruolo dello stupratore di ragazzine con la macchina sportiva verde.
Al di là di ciò, è un buono spaccato della provincia americana, dove il male e l'orrore possono essere ben nascosti in contesti apparentemente banali e poco appariscenti.
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